martedì,Marzo 19 2024

‘Ndrangheta a Cosenza, le vittime alzano la testa: una su tre non ha paura

In ventiquattro fra commercianti e imprenditori sotto racket o usura hanno presentato querela contro gli indagati di "Reset", cinquantotto invece le rinunce

‘Ndrangheta a Cosenza, le vittime alzano la testa: una su tre non ha paura

Ventiquattro su ottantadue. Il trentatré per cento del totale. Sono le parti offese dell’operazione “Reset” che hanno scelto di querelare i presunti responsabili dei torti da loro subiti. Un elenco che contempla commercianti, organizzatori di eventi, imprenditori e comuni cittadini che, in tempi diversi, sono incorsi loro malgrado nelle attenzioni particolari dei clan locali. Ognuno di loro è stato vittima di un’estorsione, di un pestaggio o di un prestito a tassi d’usura. E in ventiquattro, alla fine, hanno trovato il coraggio di mettere nero su bianco le rispettive denunce.

Per gli inquirenti, raccoglierle era un passaggio obbligato. La recente riforma “Cartabia”, infatti, impone la presenza di tali documenti come condicio sine qua non di procedibilità avverso alcuni reati. La ricognizione eseguita dalla guardia di finanza sui capi d’imputazione di “Reset”, oltre duecento, ha dato esiti confortanti: nessuno di essi è a rischio decadenza. Il punto, però, è che lo stato dell’arte può sempre mutare in corso d’opera. Un’estorsione, tanto per fare un esempio, potrebbe essere riconfigurata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In quel caso, in assenza di querela non si va avanti.

A fronte di ventiquattro che hanno acconsentito a “collaborare” con la giustizia, ce ne sono però altri cinquantotto che si sono tirati indietro. In molti di loro ha prevalso la paura, in alcuni casi concreta e in altri di natura ancestrale. Nell’elenco, infatti, non figurano solo vittime che hanno visto in faccia i loro aguzzini, usurai o racketeer che dir si voglia, ma anche coloro i quali hanno subito avvertimenti anonimi come telefonate, proiettili o bottiglie incendiarie.  Messi davanti ai volti, peraltro ancora presunti, degli autori delle intimidazioni ai loro danni, diversi cosentini hanno deciso di voltarsi dall’altra parte.

È l’aspetto più amaro della vicenda, reso agrodolce solo in virtù della presenza dell’altro gruppo. Ce n’erano pure nelle precedenti inchieste antimafia, ce ne sono sempre ormai da alcuni anni a questa parte. In origine erano poche unità, ora sono in deciso aumento. Del resto, c’è stato un tempo in cui era arduo anche solo ipotizzarne la presenza. Ce lo rammentano i reportage girati in Calabria dal grande giornalista e scrittore Joe Marrazzo all’inizio degli anni Ottanta, periodo in cui politici e amministratori locali interpellati sul tema ’ndrangheta erano soliti rispondere: «Non esiste». Così, per dire: chi pensa che ventiquattro siano pochi, tenga sempre a mente da dov’è che veniamo.  

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