giovedì,Marzo 28 2024

Il presidente dell’associazione fusioni: «Sconcertato dalla Regione su Cosenza, Rende e Castrolibero»

Il leader nazionale Antonello Barbieri boccia la proposta di legge sulla città unica portata avanti dai consiglieri di maggioranza alla Cittadella

Il presidente dell’associazione fusioni: «Sconcertato dalla Regione su Cosenza, Rende e Castrolibero»

Si registra un braccio di ferro intorno alla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero che dovrebbe portare alla città unica. Mentre dalla Regione si pigia il piede sull’acceleratore, le singole municipalità domani terranno consigli comunali congiunti per dire no al modo in cui questa fusione è stata concepita. Ne abbiamo parlato con Antonello Barbieri, presidente dell’associazione nazionale fusione dei Comuni.

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Cos’è questa associazione per le fusioni? quando è nata e che scopi ha?
«Nel 2017. Ha l’ambizione di rappresentare tutti coloro che in Italia pensano che le fusioni tra Comuni possano essere utile strumento per un più efficace governo del territorio. Ad oggi ne fanno parte una ventina di comitati territoriali, molti amministratori sono in costante contatto con il nostro staff tecnico ed una cinquantina di associazioni ne condividono fattivamente le attività». 

Quante fusioni sono state fatte in Italia ad oggi?
«Circa 120».

Quando diventa conveniente procedere alla fusione?
«Tutti gli autorevoli studi che hanno affrontato l’argomento, Istat, Società Geografica, Ministro degli Interni, Nomisma, ecc., sono arrivati alla conclusione che le fusioni tra Comuni sono sempre la soluzione ottimale per un efficiente ed efficace sviluppo economico e sociale di un territorio».

Fra comuni di eguali dimensioni non si pone il problema, ma come si tutelano i comuni più piccoli da eventuali “annessioni”? 
«La legge Delrio, che regola le fusioni tra Comuni, prevede efficaci strumenti per evitare forzature, ad esempio la possibilità di costituire i Municipi, che possono essere elettivi e possono avere autonomia  finanziaria relativamente alle funzioni che lo Statuto del nuovo Comune gli  assegnati. Lo Statuto può e, a nostro avviso, deve, essere elaborato prima del referendum consultivo obbligatorio».

Ci spiega quali sono le agevolazioni finanziarie per i comuni che si uniscono?
«I comuni che si fondono ottengono un contributo straordinario pari al 60% del trasferimento statale del 2010 (l’ultimo anno prima delle contrazioni legate alla crisi economica). Ottengono un contributo regionale in base a quanto previsto nelle singole regioni. Hanno la possibilità di contrarre mutui e finanziamenti in deroga al patto di stabilità. Possono assumere in deroga ai parametri di legge. Hanno priorità e premialità nella partecipazione ai bandi europei,  statali e regionali. Acquisiscono maggior peso politico. Possono agire sulla riorganizzazione del personale ottenendo migliori a maggiori servizi per il cittadino».

Ci sono forme alternative, e più convenienti, alla fusione? 
«No. La Corte dei Conti ha ripetutamente evidenziato che solo le fusioni creano risparmi per lo Stato ed al contempo generano servizi aggiuntivi. Le Unioni tra Comuni sono fallimentari, le funzioni associate difficili da realizzare e limitate a pochi ambiti».

Cosa pensa la sua associazione dell’ipotesi di  fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero?
«Sconcerto! Perché, mi par di capire, si tratta di una iniziativa della Regione Calabria e non dal territorio. Ed inoltre in presenza di una  legge regionale che, laddove prevede la valutazione complessiva del risultato referendario, penalizza, anzi, umilia, i cittadini del Comune più piccolo, in questo caso,  Castrolibero. I processi di fusione invece, devono necessariamente passare per una fase di coinvolgimento dei cittadini e degli stakeholder, va sviluppato un accurato studio di fattibilità che permetta ai cittadini di esprimersi, nel referendum consultivo, in piena consapevolezza. Il Coordinamento nazionale per le fusioni tra Comuni, di concerto con i Comitati della Calabria, hanno chiesto un incontro con il presidente della regione Calabria al fine di acquisire la disponibilità ad intervenire sulla legge regionale sulle fusioni, modificando le modalità di valutazione del referendum. Non escludendo, peraltro, una iniziativa di legge popolare. Le Fusioni, straordinario strumento di razionalizzazione e di crescita economica dei territori,  vanno condivise, non imposte».