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Foggetti e Impieri: «I Calabria gestiscono San Lucido, fu deciso da Patitucci»

Il gip di Catanzaro ha dato atto ai collaboratori di giustizia di aver raccontato dei legami tra gli indagati e Patitucci prima ancora che partisse l'indagine antimafia

Foggetti e Impieri: «I Calabria gestiscono San Lucido, fu deciso da Patitucci»

L’operazione “Affari di Famiglia“, così denominata convenzionalmente dalla Dda di Catanzaro, illustra (a dire degli investigatori) il ruolo della famiglia Calabria nell’ambito della gestione del territorio di San Lucido e dintorni. Una presenza che nel tempo si è fatta sempre più pressante, arrivando a preoccupare gli stessi pm antimafia. Il gip Giuseppe De Salvatore, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare, ha dato atto ai pentiti cosentini di aver “inquadrato” il ruolo di Pietro Calabria (e non solo) nella vasta presunta confederazione mafiosa cosentina, la quale avrebbe dato la “benedizione” affinché potessero operare lungo la costa tirrenica cosentina. (BLITZ TRA SAN LUCIDO E PAOLA: I NOMI DEGLI INDAGATI)

Adolfo Foggetti e le prime dichiarazioni sui Calabria di San Lucido

Tra i primi pentiti a spiegare come funzionavano le cose in quel di San Lucido, è stato Adolfo Foggetti (il “Biondo“), il primo ad aver aperto la strada ad altre collaborazioni, le quali hanno di fatto disarticolato negli anni quasi tutte le organizzazione criminali presenti in provincia di Cosenza. Foggetti in tal senso indica l’esistenza del gruppo Calabria già a partire dal 2010, avendo ottenuto la legittimazione ‘ndranghetistica di Francesco Patitucci, boss di Cosenza, ritenuto dai pm antimafia di Catanzaro quale capo della presunta confederazione mafiosa cosentina.

Foggetti, che nel periodo in cui operava il clan “Rango-zingari” di Cosenza, era il “reggente” della cosca sul Tirreno cosentino, dal 2014 in poi aveva dichiarato che «a Paola c’ero io e a San Lucido c’erano i Calabria, perché i Calabria ce li ha messi Francesco Patitucci» spiegando che «i Calabria facevano il tramite tra… cioè li aveva sotto Porcaro, solamente che cosa succedeva… dato che la droga da noi era la stessa, cioè la stessa provenienza, anche se a volte c’erano i Calabria che la prendevano da Rosarno, quando a volte Cosenza non l’aveva». Sempre Foggetti in un interrogatorio svoltosi nell’aprile del 2016, aveva specificato che «il legame tra Pietro Calabria, Fabio Calabria e Gianluca Arlia è stato suggellato da un formale rito di affiliazione, pur non sapendo riferire il grado criminale loro conferito».

Da Foggetti a Luciano Impieri (e non solo)

Il pentito di Cosenza, uno degli autori dell’omicidio di Luca Bruni, ha raccontato anche che i Calabria sarebbero stati legati a Francesco Patitucci e Roberto Porcaro anche da un altro vincolo, ovvero quello di impiegare i capitali della cosca degli italiani nell’attività illegale dei prestiti usurai. Sulla stessa linea d’onda di Foggetti, si è posizionato il pentito Luciano Impieri. «A San Lucido – aveva detto nel 2018 – comandano i Calabria, che sono stati messi come reggenti su quel territorio da Roberto Porcaro e Francesco Patitucci. Impieri inoltre ha riferito del contrasto insorto tra italiani, quando Porcaro voleva imporre che la gestione degli stupefacenti fosse affidata ai Calabria, mentre Daniele Lamanna avrebbe voluto che l’attività di spaccio fosse ad appannaggio di Alfredo Palermo. Anche gli altri pentiti cosentini hanno indicato i Calabria quale punto di riferimento di Porcaro e Patitucci nella zona di San Lucido.

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