L’INTERVISTA | Iacucci: «Occhiuto e i suoi hanno impostato male il processo di fusione della città unica»
Il vicepresidente del consiglio regionale: «Ho partecipato ad un incontro al quale erano presenti Graziano, Caputo, De Francesco e la Gentile. Ma ho colto la volontà di non coinvolgere i territori. E ieri il centrodestra ha presentato una legge che modifica anche quella sulle fusioni...»
Si fa sempre più serrato il dibattito sulla città unica in previsione della discussione in consiglio regionale della proposta di legge sull’unificazione della città unica Cosenza, Rende e Castrolibero presentata da diversi consiglieri del centrodestra. Ne abbiamo parlato con il consigliere regionale del Pd, Franco Iacucci, che l’altro giorno ha voluto seguire di persona il consiglio comunale di Cosenza dedicato a questo tema.
Iacucci, lei è fra i favorevoli o fra i contrari?
«La sua domanda è mal posta».
In che senso?
«Io credo che nessuno sia contrario all’idea della città unica. E’ chiaramente scritto nel destino delle tre città questo matrimonio e mi pare un traguardo obiettivamente positivo da raggiungere per tutti. Siamo in presenza di un territorio omogeneo, urbanisticamente senza soluzione di continuità che presenta tutta una serie di potenzialità, penso all’Unical che si sta affermando come uno dei principali atenei di media grandezza in Italia, che se unite possono produrre effetti più che positivi per i cittadini».
Allora è favorevole…
«Dividere questa vicenda in guelfi e ghibellini, in favorevoli e contrari penso sia fuorviante rispetto al nostro obiettivo. Il punto, che si è poco discusso, è quello della complessità di una operazione che mira ad unire tre città di una certa dimensione, con tutte le problematiche che ognuno dei tre centri porta con sè. Non mi riferisco solo ai problemi tecnici, ma penso che questo processo debba essere accompagnato con il massimo del coinvolgimento dei vari stakeholder del territorio: le associazioni, le imprese, i partiti».
Ma non è che invece volete fare melina per conservare la poltrona?
«Ma assolutamente no. Questo ragionamento a me non riguarda perchè non faccio il consigliere comunale. Ma sento di dire la stessa cosa anche per gli amici che svolgono questo nobile ruolo. Fra l’altro la scadenza prevista è il primo febbraio del 2025, quindi di tempo ne abbiamo. Il problema è proprio come la maggioranza di Occhiuto ha impostato il processo, senza ascoltare e dialogare con nessuno. Un difetto che mi pare questa maggioranza di centrodestra abbia manifestato abbastanza spesso».
Ma lei non è stato coinvolto nell’iniziativa del centrodestra?
«In un primo momento si. Ammetto di aver partecipato ad un incontro al quale erano presenti Graziano, Caputo, De Francesco e la Gentile. Io ho battuto molto sul tasto della condivisione, ma ho avuto come l’impressione che vi fosse una volontà politica di non coinvolgere nel ragionamento il sindaco di Cosenza. Ho anche chiesto ai colleghi di ritardare nella presentazione della proposta di legge per una sorta di garbo istituzionale verso Castrolibero che proprio in questi giorni è chiamata al voto. Penso che ritardando un mesetto si sarebbe potuta avere una interlocuzione con un sindaco in piena carica. I colleghi non hanno inteso ascoltare queste ragioni e ieri hanno fatto anche di peggio».
Che hanno fatto?
«Deve sapere che questo centrodestra ha un vezzo, quello di presentare in zona Cesarini le famose leggi “Omnibus” che vanno ad intervenire in vari settori. Tutto ciò avviene sempre senza prima passare dalle competenti commissioni. Ieri mattina hanno presentato una legge che va a modificare ben quindici leggi regionali, fra queste anche quella sulla fusione. E sa come l’hanno modificata?».
Non ne ho idea…
«L’articolo 3 va a modificare la legge 15/2006 e introduce una parolina “consultivo” che di fatto mortifica ancora di più i comuni, prevendendo che l’istituzione di un nuovo Comune mediante fusione di uno o più comuni debba essere preceduta da un referendum “sulle delibere consiliari di fusione”. Ma il referendum viene definito appunto “consultivo”. Altro che coinvolgimento dei territori».
La sensazione è che il centrodestra voglia andare avanti come un treno…
«Questo secondo me è un errore anche perché nel frattempo si è registrato un fatto politico che non può essere trascurato ovvero che i consigli comunali di Cosenza e Rende hanno espresso perplessità sulla tempistica. Allora consiglierei al centrodestra di avviare una interlocuzione col Governo per provare a cambiare la legge Del Rio che disciplina le fusioni».
Perché la legge non va bene?
«Perché la legge nazionale è stata pensata principalmente per i piccoli comuni. Secondo l’Istat il 44,6% dei comuni italiani non supera i mille abitanti e molti sono nelle aree interne. Qui però siamo in presenza di grossi centri e lì la legge mostra tutti i suoi limiti. Pensi alla partita dei trasferimenti che non sono tarati sul numero degli abitanti. Il paradosso è che il contributo ricevuto da Casali del Manco è stato di 1,8 milioni; quello di Corigliano Rossano solo 1,9. Quest’ultima però ha sei volte il numero di abitanti del centro presilano. Per la nascita dei grandi comuni, poi, la legge dovrebbe prevedere delle deroghe sull’assunzione al personale. Tutti i Comuni hanno organici ridotti all’osso. In questa situazione come si farà a gestire un processo complesso come la fusione? Servirebbe poi un tavolo tecnico per capire come armonizzare i bilanci con l’aggravante del pesante dissesto che l’amministrazione comunale di Cosenza ha ereditato dal passato. Serve capire che fine faranno le transazioni, se l’Osl resterà in carica. Guardi che questo è un problema sempre crescente. La Corte dei Conti ha più volte avvisato della fragilità economico-finanziaria dei comuni calabresi ed ha ammonito che nel 2023 rischiamo di raggiungere numeri record».
Però il centrodestra va avanti. A che punto è la proposta di legge?
«Ne abbiamo discusso nella prima commissione, Affari istituzionali, e su proposta dei consiglieri di minoranza Lo Schiavo e Billari si è deciso di procedere ad una serie di audizioni, a partire dai sindaci delle tre città fino alle associazioni che operano sul territorio. Il passaggio successivo sarà quello dell’approvazione della legge in consiglio regionale. Subito dopo il presidente della giunta ha dei termini entro i quali indire il referendum che, lo voglio ricordare, è consultivo».
E nel frattempo voi che farete?
«Guardi io ho assistito ai consigli comunali di Cosenza e Rende che con due documenti molto simili hanno spinto verso la fusione, ma chiedono giustamente chiarezza nei processi, mettono in ordine i tanti nodi da sciogliere prima di compiere un passo che poi è irreversibile. Come gruppo in consiglio regionale noi siamo aperti al massimo del confronto sul tema ma sempre in chiave di un maggiore coinvolgimento dei territori intesi non solo come istituzioni. Del resto dobbiamo fare una fusione, mica un’annessione».
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