Tentata estorsione a Cosenza, la vittima: «Fiore Bevilacqua mi chiese 1500 euro»
La vittima ha riferito di aver subito il furto dell'auto nel 2019 e di aver ricevuto poco dopo la telefonata di "Mano Mozza". Ecco cosa ha detto in udienza
Fiore Bevilacqua, alias “Mano Mozza”, è imputato in un processo per una presunta tentata estorsione che la procura di Cosenza gli contesta ai danni di un uomo, al quale nel 2019 fu rubata l’auto. Nel corso dell’udienza odierna, la persona offesa è stata sentita dalla pubblica accusa e dalla difesa dinanzi al giudice monocratico Iole Vigna.
Nel corso della testimonianza, la vittima ha confermato le dichiarazioni rese ai carabinieri di via Popilia in ordine a quanto avvenuto successivamente al furto del veicolo. Alla parte offesa, come detto, venne prelevata l’auto e poco dopo lo stesso ricevette la telefonata di Fiore Bevilacqua, alias “Mano Mozza”, tra i 245 imputati dell’operazione “Reset“, la cui udienza preliminare si terrà il 9 giugno nell’aula bunker di Lamezia Terme. «Fiore» che la vittima conosceva per alcuni trascorsi lavorativi, in ordine alla costruzioni di palchi per eventi cosentini, «mi disse che se volevo la macchina indietro gli avrei dovuto dare 1.500 euro. In quel momento non avevo soldi, poi decisi di recarmi dai carabinieri a denunciare il tutto e sopraggiunse la telefonata di Fiore Bevilacqua. I militari mi dissero di mettere il vivavoce e lui reiterò la richiesta in denaro».
Questa circostanza comunque è successiva al ritrovamento del veicolo che lo stesso Fiore Bevilacqua avrebbe “deliberato“, affidandosi ad altri soggetti di cui la vittima non ricordava i nomi. In sostanza, la parte offesa ha anche rivelato di aver ripreso l’auto e in seguito di aver ricevuto le presunte richieste estorsive dell’imputato fino ad arrivare al punto di andare dai carabinieri per mettere tutto «nero su bianco». La tesi contraria a quella accusatoria riferisce come in realtà la persona offesa avesse chiesto e ottenuto un prestito da Fiore Bevilacqua, il quale reclamava la cifra a distanza di tempo. Ancor prima della persona offesa, la pubblica accusa ha ascoltato il padre della vittima. L’uomo ha spiegato di non sapere molto della vicenda e di aver appreso solo una volta che il figlio avrebbe contratto questo debito con l’imputato. Il processo è stato rinviato verso la fine del 2023. L’imputato è difeso dall’avvocato Antonio Ingrosso.
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