Gli arresti di “Testa di Serpente” e il panico tra Cosenza e Cassano: l’ascesa di Maestri
La cattura dei fratelli Luigi, Marco e Nicola aveva creato un vuoto nel clan degli "zingari". Così gli Abbruzzese della Piana di Sibari impartivano direttive al nuovo presunto boss
Nei verbali di Ivan Barone c’era già una traccia investigativa che collegava gli “zingari” di Cosenza a quelli di Cassano Ionio. Ma dalle carte dell’ultima inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro emerge chiaramente il ruolo apicale assunto dopo gli arresti di “Testa di Serpente” dall’indagato Gianluca Maestri, già presente nel procedimento penale “Reset“.
La scalata viene monitorata dagli investigatori antimafia, i quali ritengono che Gianluca Maestri – su indicazione dei cassanesi – avrebbe fatto di tutto per fare andare avanti l’attività illecita del gruppo degli “zingari“, non risparmiandosi nel raccogliere «quanto più denaro possibile, sia da mandare ai detenuti (ivi compresi i “banana” che da versare nella “bacinella” condivisa con gli italiani». Ma dall’altra parte, al fine di mantenere uniti i due gruppi, avrebbe ricevuto direttive da Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse“, nella gestione di alcuni affari “sporchi” con i cosentini.
C’è anche un altro dato acquisito nelle indagini preliminari, ovvero che sempre “Semiasse“, sei giorni dopo gli arresti di “Testa di Serpente“, si recò nel carcere di Sulmona, per avere un colloquio con Fioravante Abbruzzese, padre di Antonio, Luigi, Marco, Nicola e Franco, della famiglia dei “Banana“. Cosa che accadde anche nei mesi di febbraio, aprile ed agosto del 2019. «Privati della libertà i fratelli Abbruzzese, Luigi, Nicola e Marco, nonché il loro cognato Antonio Abruzzese, era venuta meno la guida vera e propria del clan e di conseguenza era necessario porvi rimedio». In poche parole, Maestri e in supporto Barone al comando del clan degli “zingari” di Cosenza, con i conseguenti viaggi nella Piana di Sibari.
Nella ricostruzione delle dinamiche criminali, spunta anche il fatto avvenuto in data 4 novembre 2019, quando a Cassano Ionio le forze dell’ordine arrestano Salvatore Colonna, mentre quest’ultimo stava per consegnare a Nicola Abbruzzese della cocina che sarebbe stata mandata da Gianluca Maestri, che a sua volta «l’aveva acquistata in precedenza da “Semiasse“, ma che non era riuscito a smerciare; oltre allo stupefacente, Gianluca Maestri aveva affidato al corriere del denaro, quale pagamento di una parte della stessa sostanza illecita». Questa vicenda avrebbe innescato in Nicola Abbruzzese una reazione inaspettata negli inquirenti, al punto che “semiasse” decise di sospendere tutti i contatti con lo stesso Maestri «e persino con i “banana“, vale a dire i principali clienti sulla piazza cosentina, nonostante la parentela con i secondi».