sabato,Marzo 15 2025

Duplice omicidio Scorza-Hedhli, utilizzate due armi diverse. E i killer “risparmiarono” il cagnolino della donna

In Corte d'Assise di Cosenza sentite due persone: un testimone originario di Cassano e il consulente della Dda di Catanzaro Luca Chianelli

Duplice omicidio Scorza-Hedhli, utilizzate due armi diverse. E i killer “risparmiarono” il cagnolino della donna

Due killer presumibilmente sul luogo del delitto e un cagnolino risparmiato dagli esecutori materiali del duplice omicidio di Maurizio Scorza ed Elena “Hedhli”, la fidanzata del principale obiettivo degli assassini entrati in azione il 4 aprile del 2022 tra Cassano Ionio e una contrada situata nel comune di Castrovillari. In sintesi sono questi gli argomenti emersi nella nuova udienza tenutasi nella giornata odierna in Corte d’Assise a Cosenza, presieduta dal presidente Paola Lucente (giudice a latere Marco Bilotta). Ma nella seduta processuale è emerso anche altro.

La Dda di Catanzaro, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Alessandro Riello, ritiene che Francesco Adduci abbia attirato in una trappola Maurizio Scorza, detto il “Cacaglio“. Nel podere dell’imputato c’erano probabilmente i killer, che attendevano l’uomo con diversi precedenti penali. Scorza, verosimilmente, andò da Adduci a comprare un capretto, visto il periodo pasquale. Poi, insieme alla fidanzata, “incontrò” la morte. I carabinieri e l’Antimafia di Catanzaro sostengono che il tutto sia avvenuto dentro il terreno di proprietà di Adduci, conosciuto a Cassano anche come “Franchino“. Per la difesa, invece, non ci sono elementi per sostenere questa tesi.

Il primo testimone

Dopo aver dato l’assenso all’acquisizione dei verbali di due testimoni, la pubblica accusa ha sentito un testimone, originario di Cassano Ionio, di professione imprenditore agricolo. Parliamo di una persona che, professionalmente parlando, conosceva sia l’imputato che una delle due vittime, ovvero Scorza. Conoscenze risalenti nel tempo, in quanto entrambi, in periodi comunque differenti, avevano lavorato nell’azienda di famiglia, gestita dagli zii e da altre stretti congiunti. «Adduci era un nostro dipendente – ha detto in aula – svolgeva la mansione di operaio ed era addetto a trasportare il gasolio nonché ad adempiere ad altre faccende. L’anno? Nel 2008». Adduci, secondo quanto si è appreso in dibattimento, fu successivamente licenziato perché l’azienda di famiglia subì diversi furti e, tra l’altro, l’imputato aveva anche il compito di fare da “guardiano“.

Da Adduci a Scorza

Nel mentre l’azienda agricola era oggetto di furti, dai titolari si presentò Maurizio Scorza, il quale – a detta del testimone – chiese di essere assunto. «Così mi disse uno dei miei zii» ha riferito il testimone. «Diciamo che prima di essere ucciso Scorza gravitava sempre nell’azienda di famiglia». Ma anche nel periodo in cui il “Cacaglio” era assunto regolarmente per svolgere più o meno le stesse mansioni di Adduci, l’azienda cassanese ebbe un altro danneggiamento. «Si incendiò un capannone, ma i vigili del fuoco non riuscirono se fosse di natura dolosa e accidentale».

Leggi anche ⬇️

Il teste ha poi spiegato di aver sentito al bar che, qualche anno prima, tra «Franchino» e «Cacaglio» fosse avvenuto un litigio, e i due sarebbero arrivati «alle mani». E ancora: «Adduci fu mandato via perché l’azienda riteneva che non svolgesse bene il suo lavoro», ma gli stessi titolari, secondo quanto appreso, sarebbero stati consapevoli che Scorza aveva precedenti penali. In una circostanza, «mia mamma, che faceva il notaio, fu contattata da Scorza per la vendita di alcuni suoi beni, mentre lui era agli arresti domiciliari». Chiuso il primo esame, con le rispettive domande del pm Riello e del difensore Giancarlo Greco, che assiste Adduci insieme al collega Cesare Badolato, le parti hanno ascoltato il balistico forense Luca Chianelli, consulente della Dda di Catanzaro.

La consulenza balistica

Chianelli ha analizzato la possibile dinamica del duplice omicidio e la scena del delitto, giungendo alla conclusione che Maurizio Scorza ed Elena “Hedhli” sono stati uccisi con due armi diverse. Nell’auto «pulita» fu rinvenuta anche la carta da gioco del “due di coppa” che potrebbe rientrare nella cosiddetta simbologia mafiosa, vale a dire che “non vali niente“, se si considera il gioco della briscola. Altro dettaglio emerso in udienza è quello che i carabinieri rinvennero sotto le gambe della donna un cagnolino, risparmiato evidentemente dai killer.

Leggi anche ⬇️

«La donna è stata attinta da 12 colpi rispetto ai 14 esplosi nei suoi confronti da una pistola calibro 9×21. Lei era seduta sul lato passeggero, i finestrini erano chiusi e chi ha sparato era posizionato sul fronte laterale destro. Presumo che a un certo punto l’arma sia entrata all’interno dell’auto» ha detto Chianelli. E ancora: «Scorza è stato colpito in posizione retta al viso e alla parte temporale, colpi che ritengo siano stati esplosi in rapida successione», così come nel caso della donna. «Hanno scaricato rapidamente tutti i proiettili che erano dentro l’arma» ha aggiunto Chianelli. «La donna è stata colpita all’inizio da una distanza di circa un metro e mezzo, poi lo sparatore potrebbe essersi avvicinato». Nella consulenza si dà anche atto che Elena Hedhli abbia cercato di “parare” i colpi, essendo stati trovati i proiettili nella zona dell’avambraccio. «Poi si è girata alla sua sinistra».

«Scorza ucciso da una distanza di circa 50 centimetri»

L’ipotesi investigativa è che i killer abbiano ucciso prima Maurizio Scorza («attinto da colpi d’arma da fuoco da una prima distanza di circa 50 centimetri»), e poi si siano diretti verso l’auto dell’uomo, assassinando anche la sua compagna che, da come emerso dalle intercettazioni, era al telefono con una parente di Scorza. Quindi due armi e due esecutori materiali. L’avvocato Giancarlo Greco, nel controesame, ha chiesto al consulente della procura antimafia di Catanzaro se la distanza ravvicinata potesse causare una fuoriuscita di liquidi. Chianelli ha risposto in maniera affermativa. Ciò si lega al fatto che nel podere di Adduci non sono state rinvenute tracce ematiche anche dopo l’analisi del terreno. A distanza di giorni dal duplice omicidio fu ritrovato solo un frammento di vetro compatibile con la Mercedes in uso a Scorza.

Leggi anche ⬇️

Infine, l’ultimo passaggio. Quanti chilometri potrebbero aver fatto i killer con la donna nell’auto? Un dato al momento non ipotizzabile, ma il consulente Chianelli ha spiegato che «la donna era inginocchiata sul tappetino e al massimo chi incontrava l’auto di Scorza poteva notare solo la parte superiore del corpo della seconda vittima, precedentemente spostato» dall’autista della Mercedes «verso il lato passeggero», in quanto «in un primo momento la donna era adagiata, dopo la morte, sul sedile anteriore lato conducente».

Articoli correlati