Una storia giudiziaria infinita quella dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, ucciso nel settembre del 2011 a Città 2000, da Massimiliano D’Elia, condannato in via definitiva a 17 anni e 4 mesi di carcere. Un delitto senza l’aggravante mafiosa, ovvero maturato per motivi personali. La Dda di Catanzaro tuttavia ha più volte insistito sul fatto che l’assassinio sia stato deliberato dalla ‘ndrangheta cosentina perché la vittima non versava la quota dei presunti proventi usurai nella “bacinella comune“. Tesi che ritroviamo nella sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Cosenza, nella persona del presidente Paola Lucente.

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L’attualità ci porta di nuovo a quel 2011, visto che il pubblico ministero Vito Valerio, nella prima parte della requisitoria, in corso di svolgimento presso l’aula bunker di Catanzaro, ha trattato la posizione di Roberto Porcaro collegandola a quella di Massimiliano D’Elia. Argomento principale anche questa volta l’uccisione di Giuseppe Ruffolo, ma soprattutto le ragioni, secondo la Dda, del pentimento lampo dell’ex “reggente” della cosca “Lanzino-Patitucci” di Cosenza.

Porcaro, le fasi cautelari

«Nella strategia dichiarativa di Roberto Porcaro – ha detto Vito Valerio – Massimiliano D’Elia è un uomo che è stato soggetto a lui vicino, ma che a causa dell’omicidio Ruffolo ha tradito la fiducia di Roberto Porcaro e da questi è stato progressivamente allontanato. Questo tema sarà ripetuto più volte da Roberto Porcaro, anche quando i temi di interrogatorio erano altri ed eterogenei, Roberto Porcaro torna sempre sul punto. E perché torna sempre sul punto? Perché torniamo alla tempestività dell’avvio della sua collaborazione, perché come dicevo prima, Roberto Porcaro collabora con la giustizia il 20 aprile, quando gli è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini» ha spiegato il magistrato antimafia.

La condanna di D’Elia

«Nelle indagini e nella misura cautelare di Reset non è trattata la vicenda relativa all’omicidio Ruffolo, cosa che invece, procedimento che invece viene riunito successivamente alla fase cautelare e compare nell’avviso di conclusione indagini. Una breve digressione, ovviamente dell’omicidio Ruffolo si parla ampiamente negli atti di indagine, ma cosa accade, per capire la dinamica? Roberto Porcaro figura nella contestazione accusatoria come mandante dell’omicidio di Pino Ruffolo e nella fase cautelare di questo procedimento per omicidio lui era stato anche attinto da misura cautelare, siamo nel 2019, e viene poi scarcerato, il Tribunale della Libertà annullerà la sua posizione di mandante, quindi il processo seguirà a carico esclusivamente di Massimiliano D’Elia, che poi verrà condannato in primo grado con l’aggravante, poi con sentenza confermata rispetto all’omicidio in secondo grado, sebbene con l’esclusione dell’aggravante mafiosa».

Le nuove indagini sull’omicidio Ruffolo

«Rimane pendente – ha chiarito il magistrato della Dda di Catanzaro – la posizione di Roberto Porcaro in fase di indagini preliminari, che si è ritenuto di riunire a questo procedimento e di fare la contestazione unitamente all’avviso di conclusioni di indagini di Reset, in quanto da altre dichiarazioni di Turboli e di Barone c’erano degli elementi in più, che consentivano di corroborare la posizione. Scientemente Roberto Porcaro riceve questo avviso di conclusione indagini e in qualche modo, per ritardare la contestazione di questo omicidio decide di rendere dichiarazioni e le prime dichiarazioni che rende sono appunto delle dichiarazioni con le quali si chiama fuori dall’omicidio Ruffolo» ha sottolineato Valerio, dando la sua versione dei fatti rispetto alla decisione di Porcaro di fare un passo indietro.

«Porcaro scredita D’Elia»

«Ma non è tanto la vicenda dell’omicidio Ruffolo che ci interessa, oggi non è oggetto di contestazione, perché c’è stato un successivo stralcio, proprio in ragione di verificare la fondatezza di queste dichiarazioni, ma la vicenda dell’omicidio Ruffolo ci dà la misura della attendibilità, della credibilità e dell’approccio dichiarativo di Roberto Porcaro, perché Roberto Porcaro, indipendentemente dal suo coinvolgimento sull’omicidio in sé, rende una serie di dichiarazioni volte a screditare Massimiliano D’Elia, dichiarazioni che vengono però puntualmente sconfessate da tutte le altre emergenze probatorie di questo procedimento. Lui dirà che l’omicidio Ruffolo lo ha fatto D’Elia di sua iniziativa, venendo meno, diciamo, alle sue direttive, ai suoi consigli di non farlo

«Porcaro non è credibile»

«Non è credibile – ha dichiarato il pm antimafia Vito Valerio – che un uomo di fiducia in quel momento storico possa eseguire un’azione di sangue di questo tipo, contravvenendo, senza conseguenze peraltro, da parte dell’associazione, ai maggiori enti del gruppo. Ma soprattutto dirà che dopo questo omicidio ha progressivamente allontanato D’Elia dal suo gruppo, D’Elia che lo ha cercato più volte, è andato più volte a fargli visita, ma che lui ha tenuto pur sempre all’interno dell’associazione e, però lo ha tenuto… diciamo, non si è più servito direttamente di lui» un narrato che per la Dda di Catanzaro sarebbe smentito da altri collaboratori, da ultimo Francesco Greco «che invece ci dirà come Massimiliano D’Elia sia stato un fiduciario stretto di Roberto Porcaro, fino almeno al 2016-2017 e racconta di una serie di episodi, tra cui la vicenda del ferimento di Pierino Perna, che tra l’altro nella produzione documentale, a favore di Giuseppe Caputo, esce come elemento di riscontro, indipendentemente dalla data che si sia verificato 2017 o 2015».

Valutare le dichiarazioni di Porcaro

«Ma questo è un dato temporale – ha chiarito il magistrato Vito Valerio – che non sposta la valutazione sulla dichiarazione di Roberto Porcaro, perché Roberto Porcaro dirà che D’Elia è stato allontanato dal 2011, significa da ben prima della contestazione associativa, che lo vede oggi inserito, Massimiliano D’Elia, nel gruppo Porcaro, ma almeno fino al 2015 possiamo convintamente ritenere che Massimiliano D’Elia sia stato un suo fiduciario stretto. E allora, Presidente, perché queste specificazioni sulle dichiarazioni di Roberto Porcaro? Perché lei in questa sentenza, che andrà a scrivere in abbreviato, avrà il compito di esprimersi per prima sulle dichiarazioni di Roberto Porcaro, sarà la prima a dover valutare il compendio offerto di informazioni offerte da Roberto Porcaro e lo dovrà fare in coerenza con tutti gli altri elementi di indagine».