sabato,Dicembre 14 2024

L’asse Cosenza-Cassano, Barone: «Con Maestri andavamo spesso lì…»

Il collaboratore parla del presunto esponente del clan degli "zingari" cosentini, con il quale si sarebbe recato più volte nella piana di Sibari dalla famiglia Abbruzzese

L’asse Cosenza-Cassano, Barone: «Con Maestri andavamo spesso lì…»

I viaggi dei cosentini nella piana di Sibari sono stati registrati dagli investigatori nell’inchiesta “Athena” e le dichiarazioni dell’unico pentito che può riferire e riscontrare l’attività tecnica svolta dalla Dda di Catanzaro, arrivano puntuali. Si tratta di Ivan Barone, già componente del clan “Rango-zingari” e successivamente presunto partecipe del gruppo criminale degli Abbruzzese “Banana”, operativo soprattutto a Cosenza.

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Sul conto di Ivan Barone in questi mesi abbiamo raccontato tanto, non ultimo le parole della procura antimafia di Catanzaro che, nel corso della requisitoria di “Reset”, rito abbreviato, lo ha definito attendibile e credibile rispetto al narrato. Questo perché lo stesso Barone ha svelato una circostanza nuova ai magistrati, ovvero che dopo gli arresti di “Testa di Serpente“, il gruppo degli “zingari” sarebbe stato guidato da lui stesso e da Gianluca Maestri, indagato in “Athena“, insieme all’altro cosentino, Gennaro Presta. Insomma, un elemento indiziario di non poco conto sull’asse Cosenza-Cassano.

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Barone, a tal proposito, ha parlato dei contatti avuti con Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse“: “Avevo un rapporto abbastanza stretto poiché veniva spesso a Cosenza negli anni 2010 e seguenti ed uscivamo insieme, anche con Antonio Abbruzzese detto “Banana“. Una volta” ha affermato Barone, «venni chiamato» da un altro componente del gruppo «per conto di Nicola Abbruzzese, per fare una rapina a Cassano“. Il soggetto di Cosenza «mi accompagnò lì dove trovai “semiasse“, che mi indicò i miei complici, che erano due ragazzi che non conoscevo. Uno dei due il nipote della vecchietta vittima designata della rapina, che ci aveva detto che sua zia custodiva una grossa quantità di denaro in casa. Giunti sul posto, tuttavia, non mi fidai di questi complici perché tentennavano troppo e quindi decisi di non eseguire più questa rapina. Ce ne tornammo tutti e tre e a casa».

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Ma il percorso Cosenza-Cassano, dalla zona della Valle del Crati alla piana di Sibari, Barone lo avrebbe fatto altre volte. «Mi sono recato in diverse occasioni con Luigi Abbruzzese detto “Pikachu” o “Banana” a portare soldi per pagare l’eroina che appunto da Cassano arrivava a Cosenza». Soldi che «Luigi Abbruzzese», entrando in una palazzina di Lauropoli, «consegnava nelle mani di “semiasse“». Tuttavia, «in un’occasione mi venne rubata dell’eroina che io stavo spacciando, ma “semiasse” non mi credette, temendo che io l’avessi spacciata sottobanco». Il pentito ha spiegato però che subito dopo la situazione sarebbe stata chiarita con un incontro a casa della madre dei “Banana”.

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Tornando ai viaggi nella Sibaritide, il collaboratore di giustizia ha riferito che si sarebbe recato a Cassano «molto spesso» con «Gianluca Maestri che si faceva accompagnare» da un altro imputato, coinvolto sia in “Reset” che in “Athena“. Un soggetto che «a differenza mia e di Maestri, aveva la patente di guida, oltre a essere incensurato o comunque aveva meno precedenti penali dei miei». Barone ha concluso, affermando di aver appreso da «Maestri del fatto che» il soggetto di cui sopra «era stato fermato dai carabinieri con un chilo di marijuana che aveva preso a Cassano. Maestri mi disse che gli aveva fatto da staffetta e che la marijuana gli era stata consegnata da Nicola semiasse“».

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