venerdì,Febbraio 14 2025

Francesco Strangio andò dal dentista prima di essere catturato a Rose

Il narcotrafficante reggino sotto falso nome si recò da un odontoiatra della zona. Per la Dda la sua latitanza sarebbe stata gestita da persone vicine a Michele Di Puppo

Francesco Strangio andò dal dentista prima di essere catturato a Rose

La latitanza del presunto narcotrafficante reggino Francesco Strangio sarebbe stata gestita da persone vicine a Michele Di Puppo, “alter ego” del boss di Cosenza Francesco Patitucci. La vicenda di Strangio non è nuova. La nostra testata già il 10 novembre 2022 aveva anticipato la storia, oggi contestata allo stesso Di Puppo ma anche a Francesco Marchiotti, Antonio Parise, Richelmo Picarelli, Salvatore Imbrogno e Milva Esposito.

Nell’operazione “Reset” infatti erano contenuti diversi atti presenti in “Recovery” che hanno permesso alla Dda di Catanzaro di mettere ordine a un fatto che aveva destato clamore in tutta la Media Valle del Crati. Il tutto nasceva dal rinvenimento di 180 chili di marijuana a Natale Ruà, beccato dai carabinieri di Lattarico nel 2018. Già all’epoca, i militari dell’Arma avevano messo in dubbio il fatto che Ruà potesse aver creato con le sue forze questa immensa coltivazione.

I fatti

Il 16 settembre 2018, nelle vicinanze del terreno in cui venne trovata la piantagione di marijuana, ci sarebbe stato anche Strangio, in compagnia del nipote Giuseppe Trimboli. Entrambi, secondo quanto riferito dai carabinieri, riuscirono a fuggire in direzione Santa Maria Le Grotte, frazione di San Martino di Finita.

Di Puppo e company

Nel capo d’imputazione in cui viene contestato agli indagati di aver favorito la latitanza di Francesco Strangio, che riuscì ad evitare l’esecuzione della pena di 14 anni di reclusione ordinata dalla procura generale di Reggio Calabria, si fa espressamente riferimento al fatto che Michele Di Puppo abbia pianificato e organizzato la rete di sostegno, attraverso l’individuazione di luoghi sicuri (per tenere il condannato al riparo dalle ricerche delle forze di polizia) e di persone fidate. Uomini e donne che avrebbero quindi assicurato riservatezza e sostentamento all’uomo di San Luca.

Le utenze telefoniche “citofoniche”

Strangio inoltre avrebbe beneficiato anche del fatto che Michele Di Puppo «metteva a disposizione dei sodali anche le utenze telefoniche “citofoniche” ed indicava modalità ed orari di cautela per le comunicazioni con il latitante». Per fare ciò, il braccio destro di Patitucci, che nelle intercettazioni ambientali chiamava “principale“, si sarebbe avvalso della collaborazione di Francesco Marchiotti, mentre secondo la Dda di Catanzaro, Antonio Parise si sarebbe occupato degli spostamenti in luoghi sicuri di Strangio, come l’abitazione, a dire della pubblica accusa, di Richelmo Picarelli. Nel periodo di latitanza a Rose, invece, Milva Esposito e Salvatore Imbrogno, avrebbero aiutato il latitante reggino, provvedendo al suo sostentamento.

Arresti Cosenza Francesco Strangio

Strangio dal dentista prima della cattura

La latitanza di Strangio è finita il 14 febbraio 2019, quando i carabinieri dei Comandi Provinciali di Cosenza e Reggio Calabria, hanno arrestato il sanlucota che in quel momento si trovava in una piccola palazzina situata in contrada Petraro a Rose. Qualche giorno prima della cattura, evidenziano gli investigatori antimafia, Francesco Strangio, con le generalità di Francesco Marchiotti, si era presentato da un dentista. Fatta la diagnosi e fissato un nuovo appuntamento, il soggetto in questione non si presentò, anche se la segretaria, sentita dai carabinieri, si ricordava di aver visto Strangio in un’altra occasione.

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