Recovery, Francesco Bruno Calvelli dal carcere agli arresti domiciliari
L'indagato è accusato di aver fatto parte di una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La difesa ha ottenuto però una modifica della misura cautelare
Arriva un’altra decisione del tribunale del Riesame di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta Recovery. Il collegio presieduto dal presidente Emma Sonni, ha modificato la misura cautelare a Francesco Bruno Calvelli, accusato dalla Dda di Catanzaro di aver fatto parte di una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Gruppo criminale che, secondo gli investigatori, sarebbe riconducibile al clan degli italiani, guidato, stando quanto riportano le carte giudiziarie, dal boss Francesco Patitucci.
Nello specifico, gli inquirenti ritengono che abbia condiviso condotte illecite con Pasquale Germano, Simone Carrieri, Andrea D’Elia, coadiuvando i fratelli Danilo e Alberto Turboli, nella preparazione, conversazione e distribuzione della sostanza stupefacente. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero fornito un «contributo indispensabile all’attuazione del programma criminoso di narcotraffico, occupandosi di diversi compiti esecutivi, dalla custodia, al trasporto, alla commercializzazione dello stupefacente, al recupero dei crediti, in esecuzione delle direttive di Roberto Porcaro e Francesco Greco».
Dinanzi al Riesame, tuttavia, l’avvocato Aldo Zagarese, difensore di Francesco Bruno Calvelli, ha esposto le sue argomentazioni difensive che sono valse l’accoglimento parziale del reclamo. Così l’indagato, dopo un breve periodo di carcerazione, passa agli arresti domiciliari.
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