sabato,Gennaio 18 2025

Scalea, Antonio lascia il posto fisso per seguire le orme del papà pescatore

Antonio Manco, ventiquattrenne di Scalea, si è licenziato dal suo impiego fisso ed è diventato un pescatore per stare vicino ai suoi affetti

Scalea, Antonio lascia il posto fisso per seguire le orme del papà pescatore

Lascia il posto fisso per amore del mare, ma soprattutto quello per il suo papà e per tutta la sua famiglia. È la storia di Antonio Manco, ventiquattrenne di Scalea, che smessi i panni dell’impiegato, ha indossato pantaloncini corti e t-shirt per salpare in mare aperto e stare vicino ai suoi affetti più cari in ogni momento della giornata. La decisione, seppur sofferta, è arrivata dopo un periodo in cui il giovane aveva perso l’entusiasmo e pure il sonno. «Non dormivo più la notte – confessa ai nostri microfoni -, per me l’unico pensiero era il mare». Oggi Antonio gestisce le attività di famiglia, tra cui un lido, e vive con passione la sua nuova vita, che lo porta a stare a contatto con la natura e con la gente. «Bisogna sempre seguire il cuore – dice – poi il resto vien da sé».

Dall’ufficio al mare aperto

Antonio ci racconta la sua storia a bordo della sua piccola imbarcazione, adagiata innanzi alle coste del mare di Scalea, in cui è cresciuto insieme agli otto fratelli e sorelle. «Mi ero diplomato e dopo un po’ sono entrato in un’azienda a pochi passi da casa che mi ha assunto con un contratto a tempo indeterminato e un buono stipendio». Un colpo di fortuna che tanti suoi coetanei rincorrono, anche per tutta la loro esistenza. Antonio prende posto nel suo ufficio, tutto è pulito e ordinato, gli orari di lavoro sono fissi e gli consentono anche di avere molto tempo libero a disposizione. Tutti sono felici per lui; lui, invece, dopo un po’ comincia a sentirsi a disagio e la notte fatica ad addormentarsi. Nel letto di casa sua, con gli occhi sbarrati che fissano il soffitto, pensa al mare, pensa al suo papà e ai suoi fratelli, si chiede dove siano, cosa stiano facendo, il fatto di non essere accanto a loro lo tormenta. Così, un bel giorno, contro il parere di tutti, dice basta e rassegna le dimissioni dal lavoro. «Solo a pensarlo, adesso, mi viene la pelle d’oca». Il suo è un salto nel buio, anche se lui la chiama «una scelta di cuore. Poi tutto viene da sé».

La rinascita

Ed è così che, due anni fa, Antonio comincia la sua nuova vita. «Ho detto a mio padre che era arrivata l’ora di espanderci, di farci conoscere». Oggi la sua giornata prevede la sveglia all’alba, la prima tappa è nello stabilimento balneare di famiglia per sincerarsi che sia tutto a posto, poi si comincia con la pulizia generale e il rifornimento del carburante. Alle 9 in punto, i primi turisti salgono in barca per la prima escursione della giornata. L’itinerario prevede il giro di tutta la costa tirrenica e, ovviamente, il giro intorno all’isola Dino e la visita all’Arcomagno. «Nel nostro piccolo – dice – cerchiamo di valorizzare la nostra terra». Alle 12.30 c’è la pausa pranzo, poi, nel pomeriggio, si ricomincia. E quando il tempo lo permette, lui e il suo papà, da cui non si separa mai, escono al largo per la pesca. Oggi porta avanti le attività di famiglia a tempo pieno e il suo volto è il ritratto della felicità. «I sacrifici di mia madre e di mio padre non devono andare in fumo, perché io sin da bambino ho visto tutti quelli che hanno fatto e che fanno ancora oggi e in qualche modo mi sentivo di ricambiare». Poi lancia un appello ai tanti giovani del posto costretti a credere che l’unica soluzione sia andare via: «Non lasciate la nostra terra, pensateci. Create qualcosa di nuovo, facciamo in modo che il turismo duri sempre di più, non soltanto fino al 31 agosto». Perché la stabilità economica è importante, ma avere un posto di lavoro tra cielo e mare, baciati dal sole e abbagliati dalle bellezze della Calabria, al fianco dei propri cari, non ha paragoni.

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