«Vietarmi un colloquio con mio marito detenuto è disumano»
La donna, ristretta ai domiciliari nell'ambito di due operazioni della Dda di Catanzaro, lamenta la violazione di quello che considera un suo diritto
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Immacolata Erra, indagata nell’ambito delle inchieste “Open Gates” e “Recovery” e per questo motivo detenuta agli arresti domiciliari. Nelle stesse inchieste giudiziarie è coinvolto anche suo marito Bruno Bartolomeo, attualmente ristretto in carcere.
Mi chiamo Immacolata Erra e sono qui a scrivere perché, ad oggi, non riesco ad effettuare colloqui con mio marito Bruno Bartolomeo. Dal 15 febbraio 2024 in poi sono stata colpita da due ordinanze con l’accusa di associazione ai fini di spaccio. Dopo la chiusura delle indagini, il mio avvocato ha presentato per ben quattro volte istanze chiedendo di poter effettuare un colloquio con mio marito detenuto nel carcere di Melfi. Ci sono arrivati due rigetti con seguente motivazione: «(…) da quanto emerge dagli atti, i colloqui venivano spesso utilizzati dalla stessa Erra Immacolata per attivare i fini associativi oggetto di indagine, ovvero per veicolare all’esterno informazioni agli altri solidali (…) Non ci sono ragioni per escludere che una simile circostanza possa ripersi che la Erra si faccia nuovamente portatrice di messaggi all’esterno proveniente da un organizzatore e promotore del sodalizio».
Nonostante il mio avvocato abbia precisato sia la mia situazione medica e anche che, sabato 14 settembre 2024, mio marito ha iniziato lo sciopero della fame, ci è stata data la stessa risposta negativa. Ad oggi, mi viene da pensare all’articolo 27 comma 2 della Costituzione che dice che l’imputato deve essere considerato non colpevole fino alla fine del processo. Non riesco a capacitarmi di questi abusi che ci vengono fatti. Quanti casi di ingiusta detenzione ci sono in Italia? Però, intanto le persone scontano una pena, vengono private della libertà.
Provate a farvi un giro nelle carceri per vedere come si vive con cinque, sei o sette persone in quei piccoli metri quadrati. Ci private della libertà, ci private di tutto, ma di mio marito non mi potete privare! I colloqui sono un diritto. Per lo Stato, noi siamo numero, ma vorrei ricordare che dietro quei numeri ci sono persone che hanno un cuore e dei sentimenti.
Sicuramente non stiamo chiedendo la libertà perché il processo deve fare il suo corso, ma privarci dei nostri cari la vedo come una cosa disumana. Tutti i giorni sui giornali si parla di indulto, amnistia, sovraffollamento, però la situazione continua a peggiorare e nessuno fa niente. Siamo stanchi di tutta questa situazione. Vogliamo solo i nostri diritti.
Immacolata Erra