Medici cubani, Pino Scarpelli: «Corcioni tutela una lobby e tace sui camici bianchi a gettone» | VIDEO
Il rappresentante dell'associazione nazionale di Amicizia Italia Cuba replica al presidente dell'ordine dei medici di Cosenza: «Quella cubana è una medicina che storicamente primeggia a livello mondiale»
L’associazione nazionale di Amicizia Italia Cuba, nata nel 1961, ha di recente messo radici anche in Calabria. Pino Scarpelli delinea i contorni del ruolo svolto dai medici cubani che, a partire dall’agosto 2022, prestano servizio negli ospedali calabresi.
Una collaborazione, quella tra la Regione Calabria e la società controllata dal ministero della Sanità cubana, di cui l’associazione nazionale di Amicizia Italia Cuba era da tempo a conoscenza: «Eravamo stati noi ad avanzare la proposta alla compianta presidente Jole Santelli. Occhiuto non ha fatto altro che seguire una strada già tracciata».
Sono 150 i Paesi che accolgono “le Brigate cubane” per fronteggiare la carenza di personale medico. Nella sola provincia di Cosenza, i camici bianchi provenienti dall’isola caraibica sono all’incirca 140 e si trovano in quasi tutti i reparti, anche se a farla da padroni sono i Pronto Soccorso: in quello dell’Annunziata, ad esempio, se ne contano addirittura diciotto, a fronte di poche unità di colleghi italiani.
I medici cubani però prestano servizio anche nei reparti di oncologia, cardiologia e ortopedia (soltanto per fare qualche esempio).
Qualche giorno fa, proprio nel corso di un’intervista rilasciata a Cosenza Channel, il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza Eugenio Corcioni, parlando dei camici bianchi cubani, aveva dichiarato che starebbero lavorando negli ospedali calabresi soltanto in base a un’autocertificazione rilasciata dal governo cubano. Sul punto, Pino Scarpelli replica: «Quella cubana è una sanità che storicamente primeggia a livello mondiale. Durante la pandemia da covid-19, Cuba ha prodotto cinque vaccini di altissima qualità e a basso costo. Inoltre, moltissimi studenti americani decidono di studiare Medicina proprio nell’isola caraibica. Il presidente Corcioni si preoccupa soltanto di tutelare una lobby, non si spiegherebbe altrimenti perché, finora, non ha mai detto neanche una parola sulla vergogna dei “medici a gettone” che vengono pagati 150 euro all’ora».
La Regione corrisponde a ogni medico cubano uno stipendio pari a 4700 euro, ma a loro rimarrebbero in tasca soltanto 1200 euro, con la restante cifra che finirebbe nelle casse della società CSMC, partecipata (come dicevamo in apertura) dal ministero della Sanità pubblica cubana. Pino Scarpelli giustifica così la procedura: «I medici cubani rinunciano volentieri a una parte cospicua del proprio stipendio, perché sono cresciuti in uno Stato sociale che offre gratuitamente tutti i servizi, e questo è un modo, da parte loro, di fare qualcosa di buono per il popolo cubano. Non risponde al vero che chi rifiuta di partire in missione all’estero venga considerato un disertore oppure costretto a subire delle ritorsioni».
La conoscenza della lingua italiana è un limite oggettivo con i quale i medici cubani si trovano a dover fare i conti. Pino Scarpelli sorride: «Ho studiato Veterinaria all’università, ma non per questo sono in grado di parlare con gli animali. Corcioni forse si riferisce al fatto che i medici cubani non capiscono l’occitano, l’albanese e in generale i dialetti calabresi».
Quale che sia la posizione del presidente dell’ordine dei medici di Cosenza, Pino Scarpelli parla invece di una forte integrazione tra medici calabresi e camici bianchi cubani: «La diffidenza è esistita soltanto i primi tempi, adesso molti di loro si frequentano anche fuori dall’ospedale e tra di loro si sono creati legami di autentica amicizia».