Tra i ricorsi respinti dalla prima sezione del TAR Calabria che chiedevano l’annullamento del referendum sulla città unica Cosenza-Rende-Castrolibero, indetto per il prossimo primo dicembre, c’è quello proposto dalle associazioni: Federazione Riformista di Rende, Rendesì, Innovarende, Aria Nuova, La Fenice, Movimento Civile Rende.

«La scelta operata dalla Regione Calabria di indire il referendum, consultando le popolazioni dei comuni interessati dal progetto di fusione – si legge nell’ordinanza del TAR – appare a prima vista rispettosa del richiamato regime giuridico di matrice costituzionale, ordinaria e regionale.

Nella ponderazione comparativa tra gli interessi dedotti, quello allo svolgimento del referendum è da considerarsi preminente in quanto il medesimo referendum postula in ogni caso una consultazione diretta delle popolazioni interessate, l’esito dello stesso non ha contenuto vincolante e comunque il relativo risultato sarebbe travolto in sede giurisdizionale, ove nell’approfondimento proprio della fase di merito dovesse emergere la fondatezza dei rilievi di parte ricorrente e la conseguente illegittima scelta della Regione».

Sulla decisione del TAR abbiamo raccolto la reazione a caldo dell’ex sindaco di Rende Sandro Principe: «Trattandosi di una fase cautelare, sapevamo che sarebbe stato alquanto difficile ottenere la sospensiva che, a parere dei giudici amministrativi, avrebbe inciso sul referendum già programmato. In attesa di valutare insieme con i nostri legali la possibilità di impugnare l’ordinanza davanti al Consiglio di Stato, chiederemo al TAR di fissare entro il primo febbraio l’udienza di merito».

Il primo febbraio è infatti la data che la proposta di legge, di cui sono primi firmatari i consiglieri regionali Pierluigi Caputo e Francesca De Luciana, indica per lo scioglimento dei Consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero. «Sono convinto che in caso di vittoria del SI al referendum, l’emendamento, presentato da Franco Iacucci e Domenico Bevacqua, che impegna il Consiglio regionale a far slittare la fusione al 2027, diventerebbe aria fritta».

Accanto alla battaglia giudiziaria, continua quella politica. «La macchina elettorale per far prevalere il no al referendum del primo dicembre va avanti. La proposta di Città unica della Regione è pasticciata, autoritaria, non sorretta da studi adeguati e, soprattutto, penalizza i cittadini di Rende e Castrolibero che si troverebbero a pagare tremila euro a persona, per far fronte ai debiti del Comune di Cosenza. Lavoreremo senza risparmiarci per ottenere la vittoria del NO a Rende e Castrolibero», concluse Sandro Principe.