Cosenza, respinto il ricorso di un commerciante cinese: sì al sequestro dei beni per reati fiscali
La misura cautelare era stata disposta per garantire il recupero del profitto illecito e per prevenire il rischio che l'indagato sottraesse i propri beni al soddisfacimento dei crediti tributari
Il ricorso presentato da un commerciante cinese di Cosenza contro l’ordinanza del Tribunale della Libertà di Cosenza è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. L’accusa riguarda reati fiscali, in particolare la dichiarazione infedele e l’omessa dichiarazione dei redditi, nonché l’uso indebito del reddito di cittadinanza. Il procedimento si è concentrato sul sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 309.000 euro.
La misura cautelare era stata disposta per garantire il recupero del profitto illecito e per prevenire il rischio che l’indagato sottraesse i propri beni al soddisfacimento dei crediti tributari.
I motivi del ricorso
La difesa dell’indagato ha presentato diversi motivi a sostegno del ricorso:
- Inesistenza del fumus delicti: la difesa ha contestato la sussistenza degli elementi probatori, sostenendo che i ricavi illeciti non fossero sufficientemente dimostrati.
- Difetto di motivazione sul periculum in mora: la difesa ha criticato l’ordinanza per non aver fornito prove concrete del rischio di sottrazione dei beni.
- Violazioni procedurali: è stata sollevata l’eccezione di inutilizzabilità delle prove derivanti da precedenti indagini, poiché Chen non sarebbe stato adeguatamente informato delle attività investigative a suo carico.
La Corte ha respinto tutte le contestazioni, ritenendo il ricorso inammissibile per mancanza di interesse concreto e per manifesta infondatezza.
Sul fumus delicti
Secondo la Cassazione, il Tribunale di Cosenza ha correttamente valutato gli elementi probatori, tra cui i risultati delle indagini della Guardia di Finanza, che dimostrano il superamento delle soglie di punibilità per gli anni fiscali analizzati. Inoltre, la giurisprudenza conferma che i redditi di origine illecita sono soggetti a tassazione, salvo che non siano stati già sequestrati o confiscati nel periodo d’imposta di riferimento.
Sul periculum in mora
La Corte ha rilevato che le operazioni bancarie del commerciante cinese, caratterizzate da importi significativi, dimostrano la concreta possibilità di sottrarre beni alla disponibilità delle autorità fiscali. Questa condotta ha giustificato il mantenimento della misura cautelare.
La Cassazione ha escluso irregolarità procedurali, affermando che la trasposizione di atti investigativi tra procedimenti distinti è una prassi legittima e non pregiudica i diritti di difesa.
L’impatto della sentenza
Con questa decisione, la Cassazione ribadisce che le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, sono strumenti essenziali per tutelare gli interessi erariali e garantire la capacità contributiva prevista dall’articolo 53 della Costituzione.
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