Neonata rapita a Cosenza, la confessione e i tormenti di Rosa Vespa
Dopo aver prelevato Sofia ha pensato di riportarla dalla mamma, prima però ha vagato in stato confusionale all'interno della clinica per più di un'ora
Ha ciondolato all’interno di quella clinica per almeno un’ora e mezza. Passa dalla sala d’attesa e se ne va a spasso per i reparti, poi entra ed esce dall’ascensore. Fa su e giù, una e più volte. Una cosa è certa, e Rosa Vespa ci ha tenuto a precisarlo al giudice che la interrogava: quando alle 17.10 del 21 gennaio varca la soglia del “Sacro Cuore” di Cosenza, non ha alcuna intenzione di rapire la piccola Sofia.
Per nove mesi si è crogiolata in un mondo immaginario e costruito su una menzogna, quella di essere incinta; ma ora che è giunto per lei il momento della resa dei conti, non sa cosa fare. Appropriarsi di una bimba che non è sua, sostiene sia stata poi una scelta estemporanea, un’ispirazione dell’ultimo momento, ma la più infelice possibile e anche la più drammatica.
Sono ancora parecchi gli aspetti da chiarire nell’inchiesta che vede la baby sitter di 51 anni in carcere con l’accusa di sequestro di persona, in particolare una neonata di appena un giorno di vita. Uno di questi, riguarda la natura stessa del gesto: premeditato o no? Assolutamente no, secondo la diretta interessata, e quel suo andirivieni scoordinato, nell’ora più drammatica della sua vita, sembra confermarlo.
Non a caso, le immagini della videosorveglianza dimostrano come Rosa continui a vagare senza meta apparente anche dopo aver prelevato la piccola dalla stanza. Poco prima, si è presentata alla nonna e alla mamma di Sofia come puericultrice incaricata di cambiare il pannolino alla bimba. In precedenza, aveva bussato alla stanza accanto proponendo la stessa cosa a un’altra neomamma, che però l’aveva congedata con tanti ringraziamenti. In quel caso, ha riferito al gip, si era sentita sollevata.
Al secondo tentativo, però, le riesce di mettere le mani su Sofia. È il momento fatidico. Suo marito Moses l’aspetta poco lontano, ignaro di tutto. Per come la vede lui, si trova in quella clinica per portare finalmente a casa il figlioletto Ansel, nato 17 giorni prima e trattenuto in un letto d’ospedale dal Covid. Ancora non sa che la sua vita sta per essere stravolta per sempre.
Rosa Vespa spiegherà in seguito ai magistrati di essere stata tentata più volte di riportare Sofia nella sua stanza, di restituirla all’abbraccio della mamma naturale. Prenderà invece la decisione più scellerata di tutte. Alle 18.43 esce dal “Sacro Cuore” con Sofia infagottata nel suo giubbotto e col senno di poi, dirà di averlo fatto all’acme del suo stato di confusione mentale. Anche stavolta, nessuno si accorge di lei. Quel suo progetto folle e, dice lei, improvvisato, è andato a buon fine in modo fortunoso, forse irripetibile. A renderla invisibile agli occhi dei più, ci ha pensato il caso, ma anche una forza misteriosa: quella della disperazione.