“Affari di Famiglia”, mano pesante del gup: 18 condanne e 3 assoluzioni | NOMI
Sentenza di primo grado per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Vent'anni di carcere per Arlia e due Calabria. Oltre 13 anni per Roberto Porcaro
È arrivata la sentenza di primo grado per gli imputati dell’inchiesta antimafia “Affari di Famiglia”, che avevano scelto il rito abbreviato. A pronunciarla è stato il gup del Tribunale di Catanzaro, Luca Bonifacio. Il procedimento, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con il pm Anna Chiara Reale, ha riguardato presunti appartenenti al gruppo Calabria-Tundis, ritenuto attivo nel narcotraffico tra San Lucido e Paola, con legami diretti con la cosca degli italiani di Cosenza, facente capo a Francesco Patitucci e al suo presunto reggente Roberto Porcaro. Complessivamente, 18 condanne e 3 assoluzioni.
Le accuse formulate a vario titolo sono pesantissime: associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, narcotraffico, detenzione ai fini di spaccio, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, aggravanti mafiose e altri reati.
Le condanne
- Gianluca Arlia: 20 anni
- Fabio Calabria: 20 anni
- Pietro Calabria: 20 anni
- Eugenio Logatto: 20 anni
- Andrea Tundis: 20 anni
- Giuseppe Calabria: 18 anni e 10 giorni
- Gabriele Molinaro: 18 anni e 6 mesi
- Roberto Porcaro: 13 anni e 8 mesi
- Luciano Bruno: 13 anni e 5 mesi
- Andrea Alò: 9 anni e 10 giorni
- Emanuele Tundis: 9 anni e 10 giorni
- Raffaele Conforti: 9 anni, 3 mesi e 10 giorni
- Pamela Villecco: 6 anni e 10 giorni
- Giuseppe Larosa: 3 anni, un mese e 10 giorni
- Filippo Eugenio: un anno, 5 mesi e 20 giorni
- Vincenzo Senatore: un anno e 6 mesi
- Giovanni Vattimo: un anno e 4 mesi
- Cristian Vommaro: un anno e 4 mesi
Le assoluzioni
- Luca Mandarino: assolto
- Federica Tundis: assolta
- Davide Vommaro: assolto
Il contesto investigativo
Secondo la Dda di Catanzaro, l’organizzazione era strutturata e operava nel controllo del territorio e nel traffico di sostanze stupefacenti. Al centro delle investigazioni, anche i legami tra il clan cosentino e la rete criminale della fascia tirrenica cosentina, con Roberto Porcaro – figura chiave anche in altri procedimenti come “Reset” – spesso presente a San Lucido, a pochi passi dall’abitazione della famiglia Calabria.
Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Giorgia Greco, Luca Acciardi, Giuseppe Bruno, Giovanni Salzano, Carmine Curatolo, Sabrina Mannarino, Armando Sabato, Tanja Argirò, Valentina Moretti e Mario Scarpelli.