martedì,Maggio 13 2025

Cosenza, la difesa del brand è compiuta

Quella appena conclusa è stata una delle settimane più umilianti della storia rossoblù: dal ricorso respinto alla rovinosa sconfitta di Salerno, per i Lupi si spalancano le porte della C

Cosenza, la difesa del brand è compiuta

Non iniziamo a puntare il dito contro gli altri. Non si inizi a dire che «i tifosi non ci sono stati vicini» o che «la stampa non ha collaborato», perché il calcio non funziona così. Il calcio, nel 2025, è uno sport più semplice di quanto si pensi. Investi e fai progetti? Che tu retroceda è complicato. Vivi alla giornata? La Serie C si spalanca sotto di te. Ora, indovinate quale dei due casi è riferibile al Cosenza Calcio di Eugenio Guarascio.

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È inutile che si continui a girare intorno a un problema che la città ha individuato. «Dobbiamo difendere il brand», aveva detto l’amministratrice unica Rita Rachele Scalise pochi minuti dopo l’1-1 contro il Catanzaro all’andata. Bel modo di difenderlo, verrebbe da commentare. Una stagione umiliante per il Cosenza Calcio. Il 4-0 al ritorno al Ceravolo, massacrati senza appello. Un calciomercato invernale nel quale non si capisce quale sia stato il budget a disposizione del ds Delvecchio. Una girandola di allenatori che neanche Zamparini dei tempi d’oro, con un tecnico giovane come Nicola Belmonte sacrificato sull’altare dell’approssimazione societaria.

Cosenza Calcio, un brand morente e un proprietario silente

Verrebbe da fare i complimenti sia al proprietario sia all’amministratrice unica. Verrebbe da chiedere a entrambi come proceda questa «difesa del brand» sbandierata. Verrebbe da chiedere anche a che punto siano «le trattative» citate in due comunicati ufficiali del Cosenza Calcio. Verrebbe da chiedere loro anche perché ci si sia ostinati ad andare avanti con dei ricorsi dei quali tutta la città sapeva l’esito. Se tre gradi di giudizio sportivo più quello amministrativo ti hanno dato torto, difficile che tu abbia ragione. Gli errori giudiziari esistono, per carità, ma non sembra questo il caso. Quantomeno dall’esterno.

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Quella che si è conclusa ieri è stata l’ennesima, umiliante settimana per il Cosenza Calcio. E quella che inizia oggi condurrà i Lupi verso la seconda retrocessione dell’era Guarascio. Non provate nemmeno a dire che sia la prima. Nel 2021 la squadra è retrocessa sul campo, salvo poi venire ripescata. Ma non si è salvata, è scesa in modo indecoroso. Non pensavamo ci fosse un modo peggiore, eppure eccoci qui.

La bocciatura dell’era Guarascio

Quanto accaduto quest’anno è la bocciatura su tutti i livelli dell’era Guarascio. Sul piano sportivo, ovviamente, potrebbe diventare il peggior Cosenza Calcio della storia in Serie B. Sul piano societario, un proprietario che non ha capito il da farsi mai nel corso di nove mesi (o di tredici anni?). Sul piano amministrativo, «la difesa del brand» corrisponde evidentemente con una retrocessione e non c’è bisogno di spiegare perché si tratti di un’antitesi concettuale. Sul piano del gruppo, negli ultimi mesi il “Marulla” ha assistito a una diaspora da far rabbrividire quelle del ‘500.

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Errori su tutta la linea che hanno portato alla retrocessione. Certo, sono fallite e scese squadre più importanti del Cosenza Calcio, senza nulla togliere ai Lupi. La Fiorentina, per dirne una che ha degli scudetti, come il Parma ha in bacheca delle coppe europee. Sono «brand» più importanti, per usare un linguaggio consono e gradito all’amministratrice unica. Ma non è questo il punto. Il punto è che per un cosentino non esiste un brand, esiste la maglia. Esistono i colori ed esistono le bandiere. Tutto il resto, diciamocelo chiaramente, è un plus. E questo, chi dice che «bisogna difendere il brand» consegnandolo poi al suo infausto destino, non lo potrà capire mai.

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