La crisi economica derivante dalla pandemia da Covid-19 si sta facendo sentire ad ogni livello. Nessun settore è esente dai danni causati dal blocco delle attività lavorative e il calcio, irrimediabilmente, ne risente. La Juventus, con un atto storico ha trovato un accordo con i propri calciatori generando un risparmio di circa 90 milioni di euro. Nei Dilettanti, però, il pallone si sta sgonfiando. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato e, senza aiuti da Federazioni e/o enti locali, si rischia il collasso. Sono a rischio 3mila sodalizi e il codice rosso è già stato attivato. Cosenza Channel ne ha discusso con i presidenti e dirigenti dei club dilettantistici dei maggiori centri della provincia. Il quadro emerso è allarmante. E il turno di Giovanni Berardone, direttore generale dell’Amantea impegnato nel torneo di Promozione girone A.

Quali sono le esigenze di una squadra dilettantistica oggi?
«Dobbiamo capire come affrontare il futuro dopo la pandemia. Sarà difficile riprendere, anche perché nei Dilettanti tutti ci poggiamo sui contributi che arrivano dai privati tramite le sponsorizzazioni. Magari si potrebbe ridimensionare il tutto come soluzione tampone e puntare sui giovani locali».

Quali sono le cose di cui un club avrebbe bisogno?
«Servono risorse economiche da parte dello Stato per ripianare i debiti residui. Ciò, in questo contesto, difficilmente potrà avvenire senza incassi e apporti pubblicitari. Non è il caso che si tedino gli imprenditori che ci hanno sostenuto con richieste fuori tema. La LND, però, è il motore della federazione, impossibile impantanarla per la valenza sociale che dimostra di esercitare».

Come vi comporterete con i rimborsi spesa dei calciatori nel periodo in cui il campionato è fermo?
«E’ un argomento che non abbiamo affrontato, ma le difficoltà sono evidenti a tutti. Ritengo, però, che la cosa debba passare in secondo piano dinanzi all’emergenza sanitario in atto».

Avete già parlato con calciatori e staff tecnico? Vi aspettate che capiscano il momento delicato?
«Ancora no, non c’è stato alcun confronto sul punto».

Direttore Berardone, è favorevole o contrario a riprendere i campionati? E perché?
«Per riprendere le attività dovranno sussistere tutte le prerogative essenziali. Mi riferisco alla messa in sicurezza di chi entra nell’impianto sportivo e dell’impianto stesso. Se ci sarà la possibilità di terminare la stagione lo sapremo più in là: il tempo ad ogni modo c’è. In caso contrario ci adegueremo alle decisioni prese».

Potrebbe essere il momento giusto per effettuare delle riforme, la più impellente per Lei qual è?
«Ce ne sarebbero parecchie da fare, a partire dalla regolamentazione di questi “rapporti lavorativi” tra club e tesserati. In questo modo si potrebbe pianificare anche in modo più sano il futuro. Mi piacerebbe parlare di rimborsi equi e garantiti per tutti e non solo per l’allenatore. Dalla Promozione in poi un minimo di tutela dovrebbe essere generalizzato».