La crisi economica derivante dalla pandemia da Covid-19 si sta facendo sentire ad ogni livello. Nessun settore è esente dai danni causati dal blocco delle attività lavorative e il calcio, irrimediabilmente, ne risente. La Juventus, con un atto storico ha trovato un accordo con i propri calciatori generando un risparmio di circa 90 milioni di euro. Nei Dilettanti, però, il pallone si sta sgonfiando. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato e, senza aiuti da Federazioni e/o enti locali, si rischia il collasso. Sono a rischio 3mila sodalizi e il codice rosso è già stato attivato. Cosenza Channel ne ha discusso con i presidenti e dirigenti dei club dilettantistici dei maggiori centri della provincia. Il quadro emerso è allarmante. E il turno di Alessandro Di Dieco, presidente del Castrovillari impegnato nel campionato di Serie D.

Quali sono le esigenze di una squadra dilettantistica oggi?
«La prima esigenza è tutelare la salute dei calciatori e degli addetti ai lavori. E’ molto difficile perché non abbiamo mezzi per farlo e non siamo organizzati. Il Castrovillari, come le altre, non è sodalizio professionista e non gode di una struttura adeguata per far fronte ad una simile emergenza. Parlare il più possibile di questo aspetto è importantissimo affinché chi sta ai vertici lo capisca».

Quali sono le cose di cui un club avrebbe bisogno?
«Abbiamo bisogno di accedere per i giocatori a qualche tipo di ammortizzatore sociale. Questo significherebbe garantire ai nostri atleti la possibilità di portare il pane a casa. Al centro dei nostri discorsi, venendo a capo della pandemia, vorrei ci fosse questo argomento».

Come vi comporterete con i rimborsi spesa dei calciatori nel periodo in cui il campionato è fermo?
«Juventus e Barcellona hanno effettuato dei tagli importanti a livelli dove girano tantissimi soldi. Da noi non c’è alcun introito se non qualche sponsorizzazione. La situazione si è fatta drammatica per tutti, presidenti compresi. Ritengo conditio sine qua non l’intervento delle Istituzioni. Mi auguro che le famose 600 euro possano essere erogate anche agli atleti dilettanti».

Avete già parlato con calciatori e staff tecnico? Vi aspettate che capiscano il momento delicato?
«I ragazzi sono sulla nostra stessa barca, viviamo nell’incertezza totale. Pensiamo alla salute adesso, ma sarà un tema che inevitabilmente andrà affrontato. Salvaguardare le nostre aziende e contestualmente anche loro, è impossibile. Ciò non significa che si vuole lasciare indietro qualcuno, semmai il contrario. E’ urgente un tavolo di lavoro con Sibilia per individuare una linea comune per tutti».

Presidente Di Dieco, è favorevole o contrario a riprendere i campionati? E perché?
«Assolutamente contrario a riprenderlo. Tornare in campo è una pazzia totale. Basta ascoltare i medici che lamentano difficoltà a reperire i tamponi. Dovremmo trovarli noi? Come? Dove? La stagione calcistica è terminata. Lo pensano in A e B dove gli interessi economici sono enormi, figurarsi in Serie D».

Potrebbe essere il momento giusto per effettuare delle riforme, la più impellente qual è per lei?
«Il momento è difficile, nessuno si sarebbe aspettato di viverlo. Però bisogna parlare chiaro tra noi presidenti così da vagliare una soluzione unica per sopravvivere e assistere ogni singolo tesserato. Avere un confronto è fondamentale, ma la tutela della saluta è la prima cosa. Abbiamo bisogno, per farla breve, dello Stato».