Tra conferme e dissequestri, il tribunale del Riesame di Catanzaro (misure reali) continua a seguire la strada giurisprudenziale tracciata dalla Corte di Cassazione, circa i sequestri preventivi (e non) di beni e rapporti finanziari di quei soggetti coinvolti a pieno titolo, o solo indirettamente, perchè parenti “di”, nelle inchieste antimafia.

Passa il principio secondo cui per mettere i sigilli ai beni immobili e mobili e ai conti correnti, deve essere provata la mancanza di uniformità ed equità nella ripartizione delle risorse finanziarie precedentemente accumulate. Quando ciò non avviene, i giudici provvedono a dissequestrare tutto com’è avvenuto nella giornata del 29 ottobre 2022 all’indagato Francesco Ciliberti, 38enne, imprenditore cosentino, accusato nell’ultima indagine della Dda di Catanzaro, di associazione mafiosa e in “Valle dell’Esaro” del reato di associazione a delinquere dedita al narcotraffico.

I giudici di Catanzaro, nel caso di specie, hanno dissequestrato tutto il patrimonio, dal valore superiore di 5 milioni di euro, di Francesco Ciliberti, accogliendo il riesame presentato dall’avvocato Enzo Belvedere del foro di Cosenza. Nel ricorso, il legale di fiducia di Ciliberti, attraverso un’apposita consulenza, ha dimostrato la provenienza lecita del denaro utilizzato per acquistare quote societarie, attività imprenditoriali e terreni agricoli, nel periodo in contestazione, ovvero quello che va dal 2010 fino al 2020.

Nessuna sperequazione quindi tra quanto intestato a Ciliberti e la sua capacità d’acquisto, frutto di dividenti societari e raccolta economica, di tipo patrimoniale, derivante dal passato imprenditoriale della famiglia. Tolti i sigilli anche ai beni degli altri familiari di Francesco Ciliberti. Quest’ultimo si trova in carcere per le ultime due operazioni antimafia, coordinate dai magistrati Nicola Gratteri, Vincenzo Capomolla, Alessandro Riello, Corrado Cubellotti e Vito Valerio, che lo hanno raggiunto dal 2020 ad oggi.