La maxi inchiesta della Dda di Catanzaro sulla ‘ndrangheta cosentina si appresta a vivere un altro step processuale molto importante. Nel mese di febbraio 2023, infatti, saranno fissati i primi ricorsi in Cassazione avverso le ordinanze del tribunale del Riesame di Catanzaro che, conti alla mano, ha confermato in toto l’impianto accusatorio dei magistrati antimafia, soprattutto in ordine alla presunta confederazione mafiosa e all’associazione dedita al narcotraffico legata alle presunte attività illecite del clan degli “zingari” di Cosenza.

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Sia gli avvocati difensori che i pm di Catanzaro hanno già inoltrato i ricorsi contro le singole posizioni cautelari e attendono soltanto la data in cui si svolgeranno le udienze dinanzi agli ermellini. Questa fase consentirà di chiudere il cosiddetto “giudicato cautelare“, propedeutica per una chiusura indagini ampia e robusta con l’ingresso anche dei verbali dei collaboratori di giustizia. Su tutti, le dichiarazioni auto ed etero accusatorie di Danilo Turboli, ex braccio destro di Roberto Porcaro che, prima di Natale, nella seduta processuale di “Testa di Serpente“, processo d’appello, ha deciso di “saltare il fosso”, collaborando con i pubblici ministeri della Dda di Catanzaro.

Il giudizio di legittimità degli ermellini sarà comunque fondamentale per i successivi passi da compiere in vista dei giudizi di merito che, molto probabilmente, arriveranno tra chi sceglierà la strada del rito abbreviato e chi, al contrario, proseguirà con la fase dibattimentale. Sarà quindi l’udienza preliminare, rinnovata dopo l’entrata in vigore della riforma Cartabia, a decidere le sorti degli attuali indagati.