«Parli, parli, mamma quanto parli. Parli troppo». Non è solo dai poliziotti e dai carabinieri che deve guardarsi lo spacciatore cosentino. Certi clienti troppo loquaci, forse, rappresentano per lui un pericolo ancora maggiore. Quanto accaduto a Ivan Barone nei primi mesi del 2018 conferma appieno questo sospetto. In quel periodo, infatti, il futuro collaboratore di giustizia è ancora un pusher di primo livello in forza al clan dei nomadi e si dedica allegramente all’attività di narcotraffico.

La bolletta

All’epoca le indagini dell’inchiesta “Reset” sono nel pieno del loro svolgimento. Barone non sa di essere intercettato, ma quelli come lui convivono con questo dubbio, quindi adotta tutte le accortezze del caso, linguaggio criptico in primis, mentre è al telefono con i consumatori che lo contattano per acquistare la droga. Uno di questi, però, proprio non vuole saperne di essere prudente. Per dissimulare fa riferimento alle scommesse sulle partite di calcio e ogni volta finge di coinvolgere Barone in qualche giocata in ricevitoria. La dose di cocaina si ostina a chiamarla «la bolletta» e il risultato finale, dunque, è davvero poco credibile.

L’appuntamento

Barone lo sa. E il 4 febbraio del 2018 davanti a espressioni come «Ne giochiamo una da quaranta euro, metà io e metà tu, però come quella di ieri, hai capito?», si limita a replicare con un «Ok» quasi imbarazzato. Qualche giorno dopo, il tossicodipendente torna alla carica. Il pusher gli dà appuntamento sotto casa sua, ma l’altro lo contraddice all’istante: «No, no… vediamoci alla parte di dietro che è meglio». A quel punto Barone insorge: «E dove andiamo? Che fai capire male…». Il rischio di essere sotto intercettazione balugina per un attimo nella sua mente: «I cazzi di documenti ti devi venire a prendere… (bestemmia)… non è che… che cazzo fai capire?».

La Juventus

L’uomo si rifà vivo il primo marzo perché la dose del giorno prima non è stata di suo gradimento. La coca non era buona e per trasmettere il proprio disappunto, utilizza un codice mutuato sempre dal mondo delle scommesse. «Ieri ho sbagliato la Juventus. Una botta micidiale. Una bolletta fatta male, proprio fatta male. Se mi dici così, vediamoci solo per un caffè, rimaniamo amici, più amici di prima, senza litigare». Barone ha in animo di accontentarlo, ma prima tenta di sviare: «Fammi fare una doccia». L’altro però è in fibrillazione: «Eh va bene, però deve essere… hai capito? Altrimenti non mi ci fare venire proprio». Si danno convegno da lì a dieci minuti e alla successiva telefonata Barone gli dà il via libera: «Che sto scendendo, eh!». Lui, però, è sempre più agitato: «Ma l’hai fatto bene?».

Il cervello

Le chiamate che lo spacciatore riceve sono sempre più martellanti. L’uomo delle bollette non gli dà tregua. E così, il 15 marzo, all’ennesima telefonata in entrata perde la pazienza: «Hai iniziato a rincoglionirmi il cervello, a farmi impazzire?». Dall’altra parte, però, quello è determinato ad avere la sua pista giornaliera e quindi lo incalza: «No, no, fammi parlare: se io ora ti gioco una bolletta piena da settanta euro, sessanta contate però e deve essere quella. Una bolletta fatta bene, altrimenti me lo dici…».

La “bianca”

Barone è sconsolato – «Quante cazze di parole che fai ogni volta – ma il suo interlocutore tira dritto per la propria strada. «Parlo troppo? O fai una bella bolletta piena, te lo dico bello bello…». E a quel punto, non gli resta che l’invettiva: «Allora dillo chiaro chiaro che ti sto facendo il movimento. Che ti do la “bianca”, dai dillo chiaro (bestemmia) come cazzo te lo devo dire che capiscono male?». In realtà capiscono benissimo, così come è Barone stesso ad aver capito perfettamente con chi ha a che fare: «Compà – gli dice in conclusione – ma guarda che tu sei allucinante, sei allucinante veramente compà…».