Con la frase «a Cosenza devono pagare tutti, anche gli uccelli che volano», la ‘ndrangheta aveva messo in chiaro le cose: nessuno sfugga alle estorsioni. Il contesto socio-economico di Cosenza è soffocato dall’azione criminale delle cosche? A leggere quanto dichiarano i pentiti sì. Ma a conti fatti, come registrato in “Reset“, sono pochissime le parti offese individuate dalla Dda di Catanzaro che oltre a confermare le richieste dei clan si costituiscono parte civile in giudizio.

Omertà e assoggettamento

La storia recente dice proprio questo. Alcuni confermano soltanto il ritrovamento delle bottigliette incendiarie, e ci mancava pure, ma escludono che siano arrivate in seguito telefonate “strane“. Né riferiscono di aver chiesto a soggetti vicini alla criminalità organizzata di essere disposti di “mettersi a posto“. Ormai lo dicono le sentenze, e prima ancora le indagini. Si può riprendere quindi il concetto tanto caro ai pm Corrado Cubellotti e Vito Valerio: «Le perpetrazioni di efferati reati-fine quali le estorsioni, l’usura, ma anche la fittizia intestazione dei beni, per la loro stessa natura, contengono in sé gli elementi che determinano nella popolazione un profondo senso di impotenza che si traduce inevitabilmente in una stratificata e rassegnata condizione di assoggettamento».

In aiuto della Dda di Catanzaro, e dei giovani magistrati antimafia che lavorano su Cosenza, arrivano i collaboratori di giustizia. Tenuto conto della ferma volontà di Ivan Barone di uscire da certi giri, e del “passo del gambero” di Danilo Turboli e Roberto Porcaro, la nuova fonte di prova dell’ufficio di procura si chiama Francesco Greco. Il neo collaboratore di giustizia, nell’ultimo verbale depositato dalla pubblica accusa nel processo abbreviato, fa i nomi di tantissime vittime. Tutti, o quasi, titolari dei locali della “Movida” cosentina. Tutti finiti nel mirino, a dire del pentito, di Francesco Patitucci e Roberto Porcaro.

Richieste estorsive a Cosenza, parla Greco

«Posso riferire – spiega Greco dopo aver consultato gli appunti manoscritti in aiuto alla memoria – di ulteriori vicende estorsive da me personalmente eseguite. Riferisco in primo luogo di un tentativo di estorsione ai danni» di un proprietario di alcuni pub a Cosenza e di un locale a Diamante. Greco dice che la vittima si sarebbe dovuta presentare davanti a Francesco Patitucci e Carmine Caputo, ma questo non avvenne e «ciò infastidì molto Francesco Patitucci» rispetto a un’altra comunicazione fatta da Porcaro, agli inizi del 2016, secondo cui l’imprenditore «pagava regolarmente l’estorsione». Altre bottigliette incendiarie e proiettili, nel 2019, sarebbero stati posizionati nei pressi di altri locali frequentati dai giovani e non solo, in una zona adiacente a corso Mazzini. Stessa cosa dicasi per una serigrafia.

Greco tuttavia racconta pure «di altri atti intimidatori a scopo estorsivo da me personalmente commessi» nei confronti di una società di autonoleggio, ubicata a Rende (anno 2018) e «più di recente, nel 2019, con Massimo D’Elia (che nel frattempo di era allontanato da Roberto Porcaro ed avvicinato a Salvatore Ariello) abbiamo posizionato due proiettili di fucile» nella zona industriale di Rende.