giovedì,Dicembre 12 2024

Il pentito Ivan Barone: «Ecco le mie estorsioni a Cosenza»

Il collaboratore di giustizia "scagiona" Danilo Bevilacqua su un episodio incendiario avvenuto ai danni di una pizzeria. E rivela il "pizzo" imposto a un supermercato situato in via Popilia

Il pentito Ivan Barone: «Ecco le mie estorsioni a Cosenza»

Ivan Barone, oltre ad aver accusato gli altri di aver commesso i reati nel periodo d’indagine esaminato dalla Dda di Catanzaro, ha parlato anche delle cose che lo riguardano da vicino. In particolare, gli atti intimidatori e le estorsioni. In un altro servizio abbiamo riferito delle sue dichiarazioni in merito al cantiere nei pressi del Ponte di Calatrava. Oggi partliamo di altri due episodi.

La pizzeria

«Con riferimento alla tentata estorsione ai danni» di un titolare di una pizzeria «che mi viene contestata al capo 73 confermo e ammetto le mie responsabilità di quanto mi viene attribuito con le seguenti precisazioni: la sera in cui ho provveduto ad incendiare la saracinesca della pizzeria, afferma Barone «ero accompagnato» da uno dei cugini dei “Banana“, escludendo in tal senso la partecipazione di Danilo Bevilacqua, figlio di “Mano Mozza. «Assieme a noi c’era anche Antonio Abbruzzese “Banana”. Maurizio Rango oltre ad essere il mandante era presente con noi la sera in cui abbiamo incendiato la saracinesca. Questa azione delittuosa è stata consumata la stessa sera nella quale poi sono andato a sparare a quel soggetto sul balcone di cui vi ho già parlato».

Il supermercato

Barone inoltre parla di un’estorsione ai danni di un supermercato di via Popilia. «Confermo e ammetto le responsabilità mie e dei miei correi nei termini in cui vengono contestate. In particolare aggiungo che io e Gianluca Maestri abbiamo reiterato le richieste estorsive ai danni di questa attività commerciale fino a poco prima che cessasse l’attività; ricordo che io e Gianluca Maestri abbiamo convocato» la vittima presso un bar di Cosenza «temendo delle telecamere posizionate nei pressi del supermercato, e li gli abbiamo intimato di continuare a pagare nonostante» la persona offesa «manifestasse difficoltà economiche. Preciso anche di un particolare relativo ad una spesa gratuita che ho imposto» alla vittima in favore di un ragazzo il quale «mi aveva rappresentato difficoltà economiche così che gli ho fatto fare la spesa gratis in due occasioni (per un valore complessivo di 300 euro) che poi ho fatto scontare sul pagamento dell’estorsione».

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