Minorenne, spacciatore e armato. Pieno di soldi e idolo dei suoi coetanei. Il traffico di droga è uno dei temi centrali dell’inchiesta antimafia “Reset” e, manco a dirlo, coinvolge anche i giovanissimi. Non a caso, tra le indagini ancora in sospeso e al vaglio della Dda di Catanzaro c’è anche quella che riguarda una banda dedita alle estorsioni, ai furti negli appartamenti e allo spaccio di stupefacenti nell’hinterland di Cosenza. Uno dei pusher del gruppo è un diciassettenne con le caratteristiche poco rassicuranti elencate in apertura.

A gennaio del 2020, i carabinieri dopo che ha appena ceduto pochi grammi di marijuana a un consumatore in cambio di trenta euro. Sembra il prologo a una piccola vicenda illecita, ma poco dopo dai controlli eseguiti sul cellulare del giovane pusher, emerge qualcosa di molto più preoccupante. Anzitutto degli autoscatti in cui il giovane mostra con orgoglio lo stupefacente in suo possesso e poi stringe in mano mazzette da venti, cinquanta e cento euro disposte a mo’ di ventaglio. Si tratta dei proventi della sua attività di spaccio, ma c’è di più: altre foto lo immortalano mentre impugna una pistola.

Si spara diverse pose in quel modo e da un’analisi più attenta delle immagini viene fuori che sono due le armi in suo possesso: una Berardelli che dal numero di matricola – ben visibile nello scatto – risulterà smarrita tredici anni prima dal legittimo proprietario e una Beretta con la matricola abrasa, dunque di provenienza incerta. Non si tratta solo di foto scattate per vantarsi con amici e amiche. Dal telefonino, infatti, i militari estrapolano un video in cui lo stesso giovane, a bordo di un’auto, allunga il braccio fuori dal finestrino ed esplode un colpo in aria, verosimilmente con la Beretta, tra gli ululati di approvazione degli altri passeggeri.

Allarmante, ma forse non quanto il file audio rinvenuto sempre sul suo cellulare. È un messaggio vocale inviato con Whatsapp a un suo amico per informarlo che la giornata lavorativa è stata molto proficua, ha già piazzato tutta l’erba che aveva con sé – cinquanta grammi – e ora ha chiamato un altro componente della banda per chiedergli di portargliene dell’altra. La piazza di spaccio da lui prescelta è quella più disturbante: una scuola. «Davanti al liceo un’ora ci sono stato – spiega compiaciuto – e ti giuro, mi hanno svaligiato. Non voglio esagerare, ma sono venute trenta persone. Tutti quanti là da me: “Ohù, ma tu sei…”, “Io sono…”, “Lo sai chi sono io?” e poi mi hanno detto “Compà, tu sei una leggenda. Tutti di te parlano”. Con i ca…i proprio».