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Si parte dall’articolo 74, dove le possibili condanne sono molto severe, e si finisce con l’articolo 73, per un totale di 321 capi d’accusa di cui 320 conseguenza del primo, dove la Dda di Catanzaro ha descritto le condotte dei presunti narcotrafficanti, la maggior parte di nazionalità nigeriana, accusati di far parte di un’associazione a delinquere dedita allo spaccio di hashish e marijuana. Per Cosenza, dal punto di vista investigativo, è una novità che segna, malgrado tutto, una linea di confine tra il vecchio modo di delinquere e quello in versione “2.0”.
L’inchiesta è stata coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Cozzolino, applicato alla Dda di Catanzaro in questo procedimento penale, il quale, insieme al collega Corrado Cubellotti, ha portato avanti una serie di attività tecniche, condotte dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, nei confronti di alcuni presunti narcotrafficanti nigeriani capaci di conquistare due piazze di spaccio in città – l’autostazione e “villa Giulia” – in un contesto criminale ben preciso.
Il capo dei presunti narcotrafficanti nigeriani? Obinna
E’ risaputo infatti che il traffico di droga è in mano agli “zingari” di via Popilia e agli italiani della presunta confederazione mafiosa capeggiata dal boss Francesco Patitucci e questa indagine svela anche alcuni momenti di tensione con gli altri gruppi. Ma chi c’è al vertice dei presunti narcotrafficanti nigeriani? La Dda di Catanzaro ritiene che il capo sia Kinsley Obinna Nwigwe, meglio conosciuto come “Obinna“, indicato quale «promotore, organizzatore e finanziatore del gruppo», al punto da fornire «le risorse economiche da investire negli acquisti dello stupefacente», mettendo «a disposizione del sodalizio i mezzi necessari per l’attuazione del programma criminoso». Obinna inoltre avrebbe impartito ai suoi presunti sodali «le direttive da seguire nello svolgimento dell’attività delittuosa», stabilendo «i prezzi di vendita delle sostanze» e organizzando «le operazioni finalizzate all’approvvigionamento dello stupefacente». Obinna avrebbe dunque allacciato i rapporti con i fornitori, come nel caso di Michael Emeca Okere, soggetto operante sul territorio di Rosarno.
Cosenza, chi c’è sotto Obinna
Un gradino più in basso di “Obinna” troviamo Adamu Mohammed, in qualità di «organizzatore e dirigente del sodalizio», il quale avrebbe curato «le operazioni finalizzate all’approvvigionamento dello stupefacente nell’interesse del gruppo, prendendo contatti con i fornitori e organizzando il trasporto dello stesso a Cosenza. L’indagato infine avrebbe curato i rapporti con gli altri pusher, seguendo in prima persona la commercializzazione della droga nelle zone dell’autostazione di Cosenza e della vicina “Villa Giulia”.