Al momento dell’esecuzione della misura cautelare in carcere si trovava in un convento della provincia di Cosenza dove era stato trasferito dal 2020 su disposizione del suo Ordine
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Eco nazionale e sgomento. La vicenda del religioso arrestato a Cosenza per presunti abusi su un minore avvenuti nell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova ha fatto il giro del Paese. I fatti oggetto di indagine giudiziaria risalgono a un periodo compreso tra il 2015 e il 2020. I primi particolari emersi riguardano però l’ordine di appartenenza: si tratta di un giovane francescano, trasferito da Reggio Calabria in provincia di Cosenza nel 2020 su disposizione dei suoi superiori.
Quando è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale dello Stretto, si trovava in un convento della vasta area bruzia. Una volta divenuta pubblica la notizia, la Chiesa reggina ha ribadito con forza che ogni abuso rappresenta una violazione inaccettabile della persona, nonché «un peccato grave e un crimine che nulla ha a che vedere con il Vangelo di Cristo».
L’indagine
L'inchiesta, avviata dai Carabinieri sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore facente funzione Giuseppe Lombardo, ha preso forma attraverso un’intensa attività investigativa. Le indagini si sono basate su testimonianze, acquisizioni di documenti e tecniche investigative avanzate. Le verifiche effettuate hanno permesso di delineare un contesto particolarmente complesso e delicato, che – secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti – affonderebbe le sue radici all’interno della parrocchia dell’Arcidiocesi.
La presunta vittima, all’epoca dei fatti un sedicenne coinvolto nelle attività ecclesiali e sociali promosse dalla parrocchia, sarebbe stata coinvolta in una dinamica ambigua con il sacerdote, oggi finito in arresto. Secondo le contestazioni, l’uomo avrebbe sfruttato la propria posizione e la fragilità familiare del giovane per avvicinarlo, inizialmente con lusinghe e attenzioni, sfociate poi in veri e propri episodi di violenza sessuale, consumati in spazi riservati della struttura religiosa.
Il commento dell’Arcidiocesi Cosenza Bisignano
Ieri anche l’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano è intervenuta sull’argomento. «I fatti a cui si riferiscono le notizie – ha tenuto a precisare - sono accaduti alcuni anni fa nel territorio di Reggio Calabria e il soggetto interessato è un religioso e non un sacerdote diocesano, pertanto sottoposto alla giurisdizione del suo Superiore provinciale. Il suo Ordine ha seguito l’iter previsto in questi casi a livello canonico e successivamente lo aveva trasferito in un convento del nostro territorio dove è stato raggiunto, in seguito alle indagini delle autorità civili preposte, da provvedimento dell’Autorità giudiziaria e di conseguenza sottoposto a provvedimento restrittivo per presunta violenza».