Voleva sottrarre al legittimo proprietario un alloggio popolare all’ultimo lotto di via Popilia. In alternativa, pretendeva da lui ventimila euro. E così, il 21 marzo, armato di coltello, si è presentato davanti alla sua porta per minacciarlo: «Devi darmi la casa o i soldi se no t’ammazzo». Non contento, due mesi più tardi si è spostato nel centro storico di Cosenza. E lì ha rischiato di farla grossa. Quel giorno, infatti, Vincenzo Liberato Candreva, 59 anni, alias “Il vichingo” ha esploso un colpo di fucile contro la finestra di un’abitazione, senza sapere però che in quella stanza dormiva un bimbo di appena un anno. I vetri sono andati in frantumi, ma per fortuna il piccolo inquilino è rimasto illeso.

Accadeva lo scorso 2 maggio, e due settimane dopo, i carabinieri hanno posto fine al bimestre esagerato del Vichingo, arrestato oggi per tentata estorsione e porto in luogo pubblico di un’arma detenuta illegalmente. Sono queste le accuse per cui la Procura guidata da Mario Spagnuolo ha chiesto e ottenuto dal gip l’emissione di una misura cautelare, mentre risponde a piede libero di ulteriori reati quali minacce e danneggiamento. Proprio a quest’ultimo è collegata la sparatoria a senso unico del 2 maggio.

Quella notte, intorno alle due, Candreva arriva davanti a un’abitazione di Cosenza vecchia dalla cui finestra è affacciata una donna intenta a fumare una sigaretta. È suo marito che cerca, e glielo fa capire senza troppi giri di parole: «Vammu u chiama». La malcapitata, però, non ha neanche il tempo di recepire la richiesta che lui ha già estratto il fucile, puntandolo verso la camera da letto. «Ero terrorizzata – riferirà in seguito la donna – perché lì c’era il piccolo che dormiva». In seguito, nella stanza troverà vetri e schegge sparse dappertutto, letto incluso, ma suo figlio per fortuna illeso.

Ignote le ragioni del gesto, ma qualunque siano state, è quasi certo che fossero arbitrarie come quelle da lui addotte due mesi prima in via Popilia. Il giudice Claudia Pingitore lo ha spedito in carcere in virtù del suo curriculum – ha subito diverse condanne, fra cui una per associazione mafiosa – e poi perché le sue incursioni violente, ormai «diffuse e indiscriminate», lo rendono a suo avviso «un pericolo per la collettività».

Riguardo al primo episodio, la tentata estorsione per la casa, c’è un precedente analogo che lo riguarda, avvenuto il 30 gennaio del 2018 sempre all’ultimo lotto. È un episodio contemplato nell’inchiesta “Reset” e lo vede stavolta nei panni di parte offesa. In quell’occasione, infatti, Candreva sarebbe entrato in rotta di collisione con il clan dei nomadi proprio a causa delle sue pretese su un appartamento. Quel giorno, è lui a beccarsi un proiettile in una gamba e poco tempo dopo sarà avvistato dai poliziotti mentre gironzola in via Popilia con una pistola in tasca, possibile preludio a una vendetta poi scongiurata dal suo arresto. Nelle prossime ore affronterà l’interrogatorio di garanzia. Lo difende l’avvocato Maurizio Nucci.