«Sono cose che potrebbero accadere nuovamente e questo non è tollerabile. Quello alla salute è uno dei diritti fondamentali della persona umana, che non può essere sacrificato sull’altare dei bilanci azienda». Mario Mazzei è scosso, ancora sotto shock. Quello che è avvenuto a suo figlio Gianni, morto in strada per un attacco di cuore aspettando un’ambulanza che ci ha messo tre quarti d’ora per arrivare sul posto, è un lutto che il tempo non riuscirà ad alleviare.

«L’ambulanza è dovuta partire da Amantea, -racconta – un centro distante quaranta chilometri da Fuscaldo. Dalla chiamata alla centrale operativa, all’arrivo dei primi soccorsi, sono passati quarantacinque minuti, un tempo incompatibile con l’urgenza dell’intervento necessario. Gianni è rimasto steso a terra tre ore, perché tra i primi arrivati non c’era un medico, ma soltanto due membri formati dall’associazione che gestisce il servizio, che soltanto una volta compresa la gravità della situazione sono stati poi affiancati da altro personale sanitario, giunto però, insieme all’elisoccorso, quando ormai era troppo tardi».

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