Ne aveva parlato già Roberto Porcaro nei suoi verbali illustrativi rientranti nei 180 giorni in cui doveva riferire tutto ciò che sapeva in ordine a reati commessi da egli stesso o dai suoi ex presunti sodali, ma oggi il neo pentito Francesco Greco descrive bene il “metodo Porcaro“. Un modus operandi da applicare contro le vittime da vessare ai fini di avanzare richieste di tipo estorsive. Il collaboratore di giustizia, di professione imbianchino, racconta cosa accadeva in passato a Cosenza.

«Voglio precisare con riferimento al metodo generale da noi seguito nella conduzione di attività estorsive che si procedeva con una serie di segnali di crescente gravità fino a quando non si otteneva risposta dalla vittima designata» ha detto Greco ai magistrati Vincenzo Capomolla, Corrado Cubellotti e Vito Valerio, alla presenza anche del capo della Squadra Mobile di Catanzaro Fabio Catalano, del capo della Squadra Mobile di Cosenza Gabriele Presti e di altri agenti della Questura di Cosenza.

«In particolare il primo atto consisteva nella collocazione della bottiglietta incendiaria, in assenza di risposta da parte del commerciante il secondo passaggio era incendiare l’autovettura. Laddove neanche questo secondo segnale avesse ottenuto risposta da parte della vittima si procedeva al compimento di atti molto più gravi» ha aggiunto il pentito.

«Ad esempio ricordo che Roberto Porcaro come indicazione generale ci diceva che avremmo dovuto avvicinare le vittime designate minacciandole con armi e il volto travisato. In merito alla gestione delle attività estorsive voglio anche puntualizzare che la collocazione delle bottigliette presso i vari esercizi commerciali non era causale ma faceva parte di una strategia precisa e le vittime individuate sapevano a chi dovevano rivolgersi per risolvere il problema» ha spiegato Francesco Greco.

«Anche Alessandro Catanzaro” il parrucchiere vicino a Roberto Porcaro «era un referente per le vittime cui rivolgersi per attività estorsive; lo stesso Catanzaro persona vicina al nostro gruppo seguiva anche alcune attività di usura. Allo stesso modo Francesco Stola era un altro referente per conto di Roberto Porcaro per diverse attività illecite, tra cui estorsioni ed usura» e infine, ha riferito Greco, «sempre Stola si occupava anche di droga e di truffe assicurative, e rimaneva a disposizione per picchiare vittime per conto di Roberto Porcaro».