La magistratura del distretto di Corte d’Appello di Catanzaro vive una situazione di estrema difficoltà a causa delle gravi scoperture d’organico e di una inadeguatezza strutturale delle risorse rispetto agli effettivi carichi di lavoro. Questa criticità, già nota da tempo, è stata nuovamente denunciata dal Comitato Direttivo Centrale (CDC) dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) sulla base di una relazione redatta dal presidente della Giunta esecutiva sezionale di Catanzaro.

«Le piante organiche del distretto sono drammaticamente scoperte e assolutamente inadeguate rispetto ai carichi di lavoro che i magistrati sono chiamati a gestire», si legge nella relazione. La situazione è particolarmente preoccupante in un territorio dove la presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso è profondamente radicata, rendendo il lavoro della magistratura un baluardo imprescindibile per la legalità.

Secondo il CDC dell’ANM, il problema non può più essere definito un’emergenza, ma «una perdurante quotidianità». L’organo direttivo sottolinea come «non si tratti più di eventi straordinari, ma di una cronica incapacità di adeguare risorse e strutture alle esigenze effettive del sistema giudiziario».

La denuncia del CDC è chiara: «Non si possono più chiedere ai colleghi magistrati, al personale amministrativo e alla Polizia Giudiziaria sforzi immani che trascendono l’esigibile». La relazione evidenzia che gli strumenti utilizzati finora, come le applicazioni infra e extra distrettuali, si sono dimostrati inefficaci. «Molti bandi per il distretto di Catanzaro sono rimasti deserti, segno che le soluzioni temporanee non possono risolvere problemi di natura strutturale», aggiunge il CDC.

Il Ministero della Giustizia, pur essendo consapevole delle criticità, come evidenziato già nella relazione tecnica del 2020 e nei successivi verbali, non ha adottato misure risolutive. A questo proposito, il CDC ribadisce: «È necessario intervenire con urgenza per evitare che il sistema collassi del tutto».

Tra le proposte avanzate dall’ANM spiccano:

  1. Revisione delle piante organiche: «Serve un intervento immediato che riallinei le risorse disponibili ai carichi di lavoro reali».
  2. Copertura delle scoperture d’organico: «Bisogna colmare le gravi lacune esistenti non solo per i magistrati, ma anche per il personale di cancelleria e amministrativo».
  3. Incentivi per le sedi disagiate: «Occorre introdurre meccanismi di premialità economica e di punteggio per chi accetta incarichi in territori particolarmente complessi, spesso sacrificando affetti e stabilità personale».
  4. Stabilità organizzativa: «Promuovere soluzioni che favoriscano la lunga permanenza dei magistrati nelle sedi giudiziarie disagiate, garantendo continuità e maggiore efficienza».
  5. Adeguamento delle risorse tecnologiche e logistiche: «Gli uffici giudiziari devono essere dotati di infrastrutture adeguate, sia digitali che edilizie, per rispondere alle sfide moderne».

La situazione richiede inoltre un maggiore impegno nella tutela dei magistrati che lavorano in territori ad alta densità criminale. «Questi colleghi affrontano quotidianamente enormi pressioni, spesso in condizioni di isolamento e privi del supporto necessario per svolgere il proprio lavoro», osserva il CDC.

Concludendo, il CDC lancia un appello al Ministero della Giustizia affinché venga posto fine a questa drammatica situazione: «Non possiamo più permetterci di ignorare queste problematiche, che minano non solo la dignità e la sicurezza dei magistrati, ma anche la credibilità dell’intero sistema giudiziario. La giustizia, soprattutto nei territori difficili, ha bisogno di risposte strutturali e definitive».