Il presunto “reggente” del clan degli “zingari” di Cassano all’Ionio fa dichiarazioni spontanee davanti al gip Chiara Esposito e accusa il collaboratore di giustizia a sua volta reo confesso del delitto di mafia
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Nel riquadro Nicola Abbruzzese "Semiasse"
«Maestri? Un bugiardo». «Talarico? Non lo conosco». Sono queste le dichiarazioni spontanee rese oggi da Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, davanti al gip di Catanzaro Chiara Esposito, che pochi giorni fa aveva emesso l’ordinanza cautelare per l’omicidio di Giuseppe Gaetani, l’uomo di Sibari assassinato a dicembre 2020 davanti la propria abitazione.
Il presunto “reggente” del clan dei “zingari” di Cassano all’Ionio si è innanzitutto avvalso della facoltà di non rispondere, come hanno fatto anche gli altri due indagati, Pasquale Forastefano e Domenico Massa. Subito dopo, Abbruzzese ha voluto fornire la propria versione dei fatti, professandosi innocente: «Maestri è un bugiardo, non è vero che ho commissionato l'omicidio. Ammetto di aver spacciato droga, ma non sono assolutamente un assassino. Posso dire che Maestri prendeva la sostanza stupefacente da me e dopo un po’ aveva contratto un debito di 4mila euro, così ho deciso di non dargli più la “roba”. Mi odia evidentemente per questa cosa».
Quanto a Talarico, giovane imprenditore di Spezzano Albanese e collaboratore di giustizia, Abbruzzese ha dichiarato di non conoscerlo. La difesa intende acquisire ulteriori elementi dal processo Kossa, dove la posizione di “Semiasse” sarà nuovamente valutata in un giudizio di merito, a seguito dell’annullamento con rinvio stabilito dalla Cassazione. Agli interrogatori di garanzia ha partecipato anche il pm della Dda di Catanzaro, Alessandro Riello.
Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, è difeso dagli avvocati Rossana Cribari e Roberta Provenzano; Pasquale Forastefano dal penalista Pasquale Di Iacovo; mentre Domenico Massa è assistito dall’avvocato Gianluca Serravalle.