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Nella giornata di ieri, davanti al tribunale collegiale di Crotone, è ripreso il processo “Stige” contro la cosca di ‘ndrangheta “Farao-Marincola” di Cirò Marina. Dopo la requisitoria della Dda di Catanzaro (LEGGIQ QUI LE RICHIESTE), è toccato al collegio difensivo che, nel corso delle rispettive discussioni, ha smontato il castello accusatorio dell’ufficio inquirente antimafia, coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri.
Sono tanti gli imputati cosentini coinvolti nel processo antimafia che riguarda prevalentemente la zona del Crotonese. Nello specifico, la Dda di Catanzaro ritiene che la famiglia Spadafora di San Giovanni in Fiore fosse legata a doppio filo al clan cirotano che nel corso delle indagini avrebbe mostrato interessi anche nel settore boschivo. La vicenda “Stige”, tuttavia, si collega anche a un altro filone investigativo che porta al maresciallo dei carabinieri forestale, Carmine Greco, già condannato in primo grafo per concorso esterno in associazione mafiosa (LEGGI QUI).
Tornando all’udienza di ieri, gli avvocati Armando Veneto e Luigi Morrone (difensori di Giovambattista Benincasa) hanno ribaltato la tesi dell’accusa, ritenendo che l’ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore sia estraneo al contesto mafioso. Stesso discorso per quanto riguarda Antonio e Luigi Spadafora, difesi dall’avvocato Franz Caruso, Pasquale Spadafora, assistito dall’avvocato Giorgia Greco e infine Filippo Mazza, ex assessore comunale di Mandatoriccio, rappresentato in giudizio dall’avvocato Antonio Ingrosso. Nelle prossime udienze continueranno le discussioni difensive, mentre la sentenza del processo con rito ordinario è prevista nel mese di febbraio.