La lunga vicenda si conclude nel peggiore dei modi: niente ricollocamento, niente proroga della cassa integrazione. Alberto Ligato (CGIL): «Negli incontri al Ministero nessun rappresentante della Giunta»
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La sede di Almaviva
Vero che il lieto fine non sempre si può avere, ma così è troppo. La questione dei lavoratori di Almaviva a Rende è terminata con un nulla di fatto. Nessuna firma sulla procedura di licenziamento, cassa integrazione terminata ed ex dipendenti a spasso. Alberto Ligato, sindacalista della CGIL che si è occupato della vertenza per la Calabria, racconta gli ultimi, concitati mesi: «Ci sono stati i due incontri al Ministero per definire la procedura di licenziamento, ma le soluzioni che ci hanno proposto si potrebbero definire quantomeno fantasiose. Avremmo dovuto firmare l’accordo sui licenziamenti e in cambio l’azienda avrebbe richiesto la cassa integrazione fino al 30 novembre 2025».
Una proposta che i sindacati hanno rigettato: «In questa proposta c’era la possibilità che, se la Regione Sicilia avesse fatto in tempo a installare il numero unico europeo 116-117, la metà dei lavoratori siciliani sarebbero stati reimpiegati nel progetto». Per i loro pari cosentini della sede di Rende, però, non sarebbe cambiato nulla. E Ligato accusa l’azienda: «Ad Almaviva sarebbe richiedere la cassa fino a novembre, ma la firma sul licenziamento era stata richiesta per risparmiare sul ticket NASPI». Ma l’azienda non è l’unica a finire sul banco degli imputati.
«Regione assente al tavolo delle trattative»
Dal sindacalista arriva anche un’accusa diretta alla Regione Calabria, che già diverso tempo fa era stata contattata con una PEC. «A quella non abbiamo mai ricevuto risposta – spiega Ligato – ma c’è di più. Al Ministero erano presenti rappresentanti della Lombardia, della Campania, della Sicilia e del Lazio. Di tutte quelle coinvolte, insomma. Ma non della Calabria». Insomma, come si evince anche dal verbale ministeriale, dalla Cittadella di Germaneto nessuno ha raggiunto Roma per discutere del futuro di questi lavoratori.
E adesso? Adesso il futuro degli ormai ex lavoratori della sede di Rende è più nebuloso che mai: «Da domani, i lavoratori saranno in disoccupazione. Non è stato pensato un piano di ricollocamento nonostante in tutte le regioni fossero circa 500 i lavoratori impegnati nella vertenza». Compresi quelli cosentini, abbandonati al proprio destino.