«Il Consiglio comunale di Rende ha dato un segnale chiaro e doveroso in favore della pace, del diritto internazionale e della dignità dei popoli”. Così la consigliera comunale Rossella Gallo (Movimento 5 Stelle – Sinistra per Rende) commenta l’approvazione della mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e la condanna del genocidio in atto a Gaza, recentemente votata dall’assise cittadina.

La mozione, proposta dalla stessa Gallo, è passata con i voti favorevoli e le astensioni della maggioranza dei presenti. Un atto simbolico ma fortemente politico, che ha scatenato la dura reazione di Fratelli d’Italia e di Marco Ghionna. La consigliera risponde punto su punto: «Si contesta la ‘sede’ e la ‘competenza’ del Comune in materia di politica estera, ma dimenticano che anche gli enti locali hanno piena legittimità di esprimersi su temi che toccano i diritti umani».

«Se non ora quando non si dovrebbe gridare all'ignominia di questo genocidio -riconosciuto anche da autorevoli israeliani come Grossman- perpetuato sotto gli occhi di questo nostro occidente inebetito dalla paura e dagli egoismi più beceri. Quanti bambini morti per fame e per mancanza di medicinali dobbiamo contare ancora perché si levi una voce collettiva anche da una piccola comunità come quella rendese che gridi di smetterla con quest'orrore e si faccia spazio alla umanità.

Tutti i comuni possono e devono farlo, come segnale politico verso il Governo centrale e la comunità internazionale. Certo, per una parte del centrodestra questa idea di partecipazione democratica e di pluralismo politico appare estranea: loro preferiscono un modello in cui si esprimono le idee “solo come piace” a chi governa, evitando il confronto e cancellando le posizioni divergenti. Solo il sindaco Principe ha affermato che non è compito del Comune riconoscere uno Stato, ma questo non toglie valore politico e simbolico a un atto che chiede giustizia e pace.

A tutto ciò si è aggiunto lo scandaloso linguaggio sessista tipico delle destre più reazionarie, che dimostra ancora una volta l’incapacità di affrontare nel merito le questioni, preferendo scadere in attacchi personali e stereotipi di genere. È un metodo politico che respingiamo con fermezza, perché mina la qualità del dibattito democratico e non rispetta il ruolo delle donne nelle istituzioni.

Noi invece siamo abituati a confrontarci con le alterità, non a eliminarle. La democrazia si fonda sul giusto equilibrio tra le parti, non sull’imposizione di un pensiero dominante sull’altro. Ghionna e Trombino se ne facciano una ragione.

Il Consiglio comunale di Rende, con i voti favorevoli e le astensioni della maggioranza dei presenti, ha dimostrato visione, senso delle istituzioni e propensione alla pace. Tutto ciò che purtroppo il Governo Meloni continua a non riuscire a esprimere, rifiutandosi ancora di riconoscere lo Stato di Palestina. Una posizione che isola l’Italia rispetto alla maggioranza della comunità internazionale e che la storia giudicherà come una grave mancanza. Evidentemente qualche consigliere di centrodestra si è astenuto ma non sapeva di farlo.

Le accuse di “folklore” e “messa in scena”, soprattutto riferite alla kefiah che indigna perché simbolo di resistenza e libertà, sono solo il riflesso di chi non ha argomenti politici da contrapporre a una mozione di merito, che richiama il rispetto del diritto internazionale, la condanna del genocidio e la difesa dei più elementari diritti umani. In politica estera, come nella vita, ci sono momenti in cui si deve scegliere da che parte stare. Io ho scelto insieme al Consiglio comunale di Rende di stare dalla parte della pace, della giustizia e della dignità dei popoli.