Il sindacato denuncia la carenza di personale e l’uso dei medici di base come tappabuchi: «Serve un piano straordinario per la sanità pubblica».
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Le chiusure di diverse postazioni di guardia medica nel Cosentino e a Reggio Calabria durante il mese di agosto hanno acceso i riflettori su un problema che non riguarda solo un territorio, ma l’intera regione. Una vera e propria emergenza che, secondo USB Sanità Calabria, è il frutto di anni di tagli, precarizzazione e assenza di programmazione.
Il sindacato punta il dito contro un sistema che «da tempo scarica sui medici di base responsabilità non loro». L’ASP di Reggio Calabria, per fronteggiare la mancanza di personale, ha infatti pubblicato un avviso rivolto ai medici di medicina generale per coprire i turni scoperti della guardia medica. Una misura formalmente legittima ma che, nella pratica, rappresenta solo «una toppa su una tela logora», afferma USB.
Carichi di lavoro insostenibili
Molti medici di base in Calabria sono già sovraccarichi, con centinaia di assistiti e turni difficili da sostenere. Chiedere loro di coprire anche i turni notturni della guardia medica, spesso in condizioni di scarsa sicurezza e senza supporto, significa – secondo il sindacato – mettere a rischio la qualità dell’assistenza e la stessa salute degli operatori.
USB rilancia una proposta concreta: affiancare un infermiere al medico di guardia per garantire maggiore sicurezza ed efficienza. Una soluzione che migliorerebbe il servizio e renderebbe più attrattivo un ruolo oggi rifiutato da molti professionisti.
Fondi e priorità
La critica si estende alla gestione delle risorse. «I soldi ci sono, ma finiscono nelle mani degli imprenditori della sanità privata e in opere inutili come il ponte sullo Stretto», denuncia il sindacato, che richiama la necessità di investire in ospedali e ambulatori pubblici «oggi al collasso».
Le richieste del sindacato
Per USB, la soluzione non è «spremere ulteriormente i medici di base», ma mettere in campo un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni: reclutare nuovo personale medico e infermieristico, garantire stipendi adeguati e condizioni di lavoro dignitose, offrire sicurezza nei turni e nelle strutture e interrompere la logica di profitto che piega la sanità agli interessi privati.
«Il diritto alla cura non può essere sacrificato per fare cassa o alimentare speculazioni – conclude USB Sanità Calabria –. Continueremo a denunciare e mobilitarci finché la salute tornerà ad essere una priorità».