«Un'assenza non può cancellare anni di impegno a sostegno dei detenuti»: sono parole che, non più tardi di ieri, il vicepresidente della Camera dei deputati Alfredo Antoniozzi ha rivolto al presidente della Camera penale di Cosenza Roberto Le Pera che aveva inserito il suo nome nella lista dei parlamentari cosentini invitati a prendere parte alla visita organizzata dai penalisti lo scorso 22 marzo all'interno della Casa circondariale "Sergio Cosmai" di via Popilia.

Come riportato nei nostri articoli, soltanto la deputata Anna Laura Orrico aveva risposto all'invito, giustificando la propria assenza a causa di impegni assunti in precedenza. Tutti gli altri parlamentari, invece, complici presumibilmente le ferie estive,  .

Un atteggiamento fortemente stigmatizzato dal presidente dei penalisti cosentini Roberto Le Pera, al quale, il 23 agosto, la deputata Simona Loizzo aveva inviato una garbata mail di scuse in cui ribadica comunque il proprio impegno a favore delle condizioni di vita della popolazione carceraria.

Di tutt'altro avviso, invece, la reazione del vicepresidente della Camera dei deputati Alfredo Antoniozzi che non ha gradito molto leggere il proprio nome nella lista stilata dall'avvocato Le Pera: «Se il presidente Le Pera dice che dobbiamo chiedere scusa ai carcerati elencandoci tutti in ordine alfabetico, credo che sbagli».

Al deputato di Fratelli d'Italia, si rivolge oggi il presidente della Camera penale "Fausto Gullo" con la seguente lettera: «Leggiamo il Suo pubblico risentimento per essere stato nominativamente indicato tra i parlamentari che, nonostante eletti con il voto dei calabresi, non hanno avvertito – non solo la opportunità di un garbato cenno di riscontro al nostro invito, ma soprattutto - la necessità istituzionale di respirare, di persona, per un solo giorno, l’odore acre del dramma delle carceri calabresi.

La Sua dedizione ai diritti dei detenuti potrà trasformarla in “fatti” se lo stesso tempo che ci ha rivolto riuscirà a dedicarlo nel fare rimuovere la vergogna delle vergogne per un vero Stato di diritto: quei maledetti pannelli in plexiglass che – da noi segnalati e dunque denunciati sin dal 2024 dal nostro Garante regionale nella inascoltata Relazione semestrale - “sbarrano le sbarre” delle celle, cancellano ogni orizzonte visivo e arroventano l’aria di quei detenuti del carcere di Cosenza che sono così trasformati in “murati vivi”.

Se riuscirà a dedicarlo alle 270 anime stipate in quelle stesse celle che ne dovrebbero contenere, al massimo, 220, in cui sino a sei esseri umani sono ammassati in un unico spazio angusto, con servizi igienici realizzati in una sorta di anfratto adibito anche a cucina e doccia, le cui condizioni di generale ammaloramento sono un’onta per uno Stato che dovrebbe definirsi “di diritto”. Onorevole, dalle parole ai fatti. Questo è l’unico terreno di confronto e verifica che conosciamo. Con viva cordialità.