Arrivato in Italia senza documenti vive per mesi in condizioni estreme ma qui conosce Neime che diventerà la sua compagna di vita. Oggi la coppia lavora e cresce un figlio
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Diego arriva in Italia nel 2014 dal Mali, Paese segnato dalla guerra. Lascia i genitori e un fratello, affronta un viaggio lungo e pieno di incertezze. Dopo anni di spostamenti e lavori precari, giunge a Corigliano Rossano, attratto dalle opportunità nel settore agrumicolo. Qui conosce Neime, sua compagna. La coppia vive una fase estremamente difficile, senza documenti e senza permesso di soggiorno. Tutto cambia quando Neime si sente male all’interno dell’ufficio Anagrafe del Comune di Schiavonea. Da quell’episodio prende avvio la presa in carico della situazione. Diego e Neime, con un bambino di appena tre mesi, vivono in località Contrada Torricella, in un’abitazione fatiscente. «Pioveva letteralmente dentro, non c’erano condizioni di sicurezza». Una casa inadatta, soprattutto per un neonato. La coppia, in quel momento, non possiede i requisiti formali per accedere al progetto Sai. Sono privi di documenti e non rientrano nelle categorie previste. Tuttavia, vista la gravità della condizione sociale e umanitaria, in accordo con il Servizio Centrale, viene costruito un percorso su misura. Leonardo viene seguito dal dottor Sergio Pascuzzo, all’epoca coordinatore dei servizi Sai di Corigliano Rossano. Ottenuto il nulla osta del Servizio Centrale, la famiglia entra temporaneamente nel progetto per avviare tutte le procedure necessarie. Durante questo periodo vengono seguiti diversi passaggi fondamentali: la richiesta del permesso di soggiorno per entrambi, l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, i controlli pediatrici e le vaccinazioni del bambino, oltre a un primo percorso di alfabetizzazione in lingua italiana per Neime.
Diego riesce a stabilizzarsi
La coppia affronta ogni fase con impegno e continuità. In meno di sei mesi viene accompagnata anche nell’iter legale per il riconoscimento dello status di rifugiato, insieme al completamento del percorso sanitario del minore. Parallelamente, Diego riesce a stabilizzarsi sul piano lavorativo. Dopo l’esperienza nel settore agrumicolo, trova un’occupazione regolare in un’azienda che si occupa di impianti di illuminazione, dove viene assunto con contratto. Conclusa la fase di accoglienza, come previsto dal progetto, inizia il percorso verso l’autonomia. Alla famiglia viene assegnata una casa in affitto a Schiavonea, con contributo per l’alloggio, per l’arredo e il pagamento di sei mesi di fitto. Oggi Diego e Neime vivono una condizione di stabilità e integrazione sul territorio. Lavorano, crescono il loro bambino e mantengono la propria casa. Un percorso costruito passo dopo passo, senza scorciatoie, che mostra come un intervento mirato possa trasformare una situazione di grave fragilità in una vita dignitosa.

