Un addio ai cubi non è mai facile, che si tratti di laurea o di pensione. E non dev’essere facile soprattutto se a quei cubi che dominano Arcavacata si è dedicata tutta la propria vita professionale, come nel caso del professore Francesco Altimari, ordinario di lingua e letteratura albanese all’Università della Calabria. Non solo, perché Altimari è anche il decano dei docenti dell’Ateneo.

Nonostante ciò, la vicinanza ai ragazzi durata tanti anni lo ha aiutato, per sua stessa ammissione, a mantenere una certa gioventù d’animo: «Anche perché coi ragazzi – spiega – bisogna rappresentare uno stimolo continuo, un aggiornamento costante: i nostri giovani sono coloro che ci spingono a sviluppare le ricerche». Che sono il sale della didattica: «La didattica senza ricerca è amorfa, mentre con la ricerca diventa più stimolante e offre ai ragazzi l’occasione di approfondire temi che vanno oltre noi».

Una carriera al servizio della lingua albanese (e non solo)

E a proposito di didattica e ricerca, per Altimari la lingua albanese non può essere classificata soltanto come semplice lingua di studio: «Da studente – ci racconta – ho avuto una formazione di tipo classico, con una laurea in lettere classiche. E vi posso garantire che il latino e il greco, soprattutto quest’ultimo, hanno rappresentato basi fondamentali del lessico albanese, una lingua con tratti molto antichi che, incredibilmente, non troviamo neanche nelle lingue neolatine». Alla faccia delle lingue morte, latino e greco continuano a vivere anche e soprattutto negli studi e nella produzione scientifica.

E a proposito di questo, innumerevoli sono state le produzioni cartacee che il professore Altimari è riuscito a portare a termine in lingua albanese. Una vera e propria valorizzazione del patrimonio culturale: «Oltre ai lavori cartacei – aggiunge – il nostro laboratorio di albanologia si è specializzato negli ultimi anni anche in produzioni digitali grazie al supporto di amministrazioni locali. E adesso stiamo lavorando a un grande dizionario digitale grazie all’impegno di giovani docenti e alla collaborazione di aziende locali». 

L’importanza dell’albanese nella scuola: «Non si può perdere una tradizione così importante»

Come avvenuto, ad esempio, per “Gjuha jonë”, letteralmente “La nostra lingua”, un “Breve corso di lingua albanese”, come indica il sottotitolo, a firma delle docenti Annunziata Bua, Francesca Prezzo e Daniela Zanfini. Pubblicato dal laboratorio di albanologia, viene considerata da Altimari una pietra miliare del proprio percorso. «Purtroppo la lingua non viene ancora trasmessa nel sistema scolastico, per cui all’università spesso si partiva da zero. Bisognerebbe, invece, riprendere a studiarla».

Dover imparare una lingua dal nulla a vent’anni può rappresentare un ostacolo. Ma per gli alunni di Altimari, è stata più che altro una sfida: «Vinta, in tanti casi – aggiunge con orgoglio – anche perché molti di questi ragazzi oggi hanno raggiunto un livello che supera i madrelingua e sono diventati o bravissimi traduttori di opere dall’albanese oppure operatori culturali».

Un’ultimo pensiero alla vita dopo la pensione: «Un vero ricercatore non va mai in pensione – spiega sorridendo – anzi abbiamo molto più tempo per lavorare». Ma l’Università andrà avanti lo stesso: «La scienza non inizia e non finisce con noi: ci auguriamo che i giovani siano i trasmettitori di questa eredità, il fulcro della nostra vita». Così, tra libri, laboratori e vocazioni educative, il professor Altimari lascia un segno indelebile nel panorama accademico e culturale della Calabria.

A seguire, la video intervista completa al Professore Altimari: