Ci sono cose che dovrebbero fare solo ridere, invece suscitano addirittura dibattito pubblico. La pandemia ha infatti sdoganato forme di repressione e protagonismo di cartone che sono rimaste latenti nel nostro ordine simbolico, generando, in linea con i modelli di società arretrate ed autoritarie, forme di controllo idiocratico e di mortificazione della popolazione. Ultimo esempio di questi atti di disprezzo verso la libertà, verso il bisogno di esserci e fare sentire la propria presenza è una vergognosa ordinanza di coprifuoco emessa, questa volta, addirittura verso i bambini. Questa ordinanza è stata emessa dal solito esagitato guappo di turno, nello specifico sindaco di uno dei posti più deprimenti del mondo, Praia a Mare, ultimo gradino della Periferia dell’Impero. Questi personaggi, a cui forse da piccoli gli altri bambini bucavano sempre il pallone, sono il fallimento di una generazione di politici e rispecchiano il grado di arretratezza culturale ed economica del luogo che governano.

Immaginate che siete dei bambini, pieni di vita, di andare in vacanza e di non poter uscire e di sentire un sindaco dire che è «Un atto dovuto legato ai problemi di sicurezza». Da quando la sicurezza di un territorio viene messa in crisi dagli under 14? Sinceramente un sindaco di un luogo che vive di turismo dovrebbe preoccuparsi di rendere attrattivo il proprio territorio verso i bambini con iniziative interessanti, non chiuderli in casa. Poi si arriva sempre al solito punto: se la società è senza idee ed opportunità, non è responsabilità della incompetenza e del mal governo del territorio, ma è sempre colpa della famiglia che viene vista come una specie di presidio della Questura o come avamposto della Endemol. Ma la famiglia non ha questa funzione, è un luogo che deve dare amore, non generare forme di repressione o creare programmi di intrattenimento. Inoltre il sindaco non sa che dovrebbe essere felice di vedere ragazzini insofferenti e ribelli, perché solo nella ribellione c’è crescita, ma fare capire questo concetto ad una persona del sud del mondo è come spiegare ad un cane a guidare una automobile. Invece di morire dal ridere davanti ad ordinanza del genere, c’è addirittura qualcuno che è d’accordo.

Magari immagina l’eroico sindaco vestito in abiti da guerra come il bardo Zelenksy che, in una scena degna di un film di serie Z con Sylvester Stallone e Dolph Lundgren in versione pensionati della legge marziale, ha imbracciato il telefono come fosse un walkie-talkie da campo di battaglia, per contattare la prefettura di Cosenza, comunicando, con tono grave e muscoloso, che è pronto a revocare l’ordinanza solo se la prefettura agirà con "atti concreti" per arginare il fenomeno dei bambini che mettono a ferro e fuoco una cittadina. Sembra il copione di un improbabile Praia: Urban Justice – Bambini Fuorilegge, una parodia da seconda serata in cui i protagonisti non inseguono narcotrafficanti armati fino ai denti, ma ragazzini con il gel nei capelli, la Coca-Cola in una mano e un Calippo nell’altra. Eppure, il tono è quello grave, da operazione speciale. A rendere il tutto ancora più surreale sono le dichiarazioni del sindaco, che sembrano uscite direttamente da un doppiaggio malriuscito di un film d’azione anni ’80. Nanni Moretti ci ricordava che le parole sono importanti. E per apprezzare appieno la comicità tragica di questa vicenda, bisogna ascoltare bene cosa è stato detto.

«Questa ordinanza ci costa cara», ha dichiarato lo sceriffo di Praia con l’enfasi di chi sta per lanciarsi in un assalto finale urlando "nessuno resterà impunito". Poi arriva il colpo di scena: «abbiamo dovuto aumentare i turni della polizia locale… e assumere dei vigilantes». Esatto. Vigilantes. A Praia a Mare. A caccia di under 14 col pallone sotto braccio. Roba che fa impallidire le squadre speciali in lotta coi cartelli di Sinaloa. E non finisce qui. Sempre riferendosi alla minaccia adolescenziale, il nostro eroe aggiunge: «Abbiamo bisogno di più forze di polizia per controllare il territorio». Me lo immagino così, con lo sguardo duro, fisso all’orizzonte, mentre il sole tramonta dietro il lido, e in sottofondo parte una colonna sonora in stile Top Gun. I bambini sono barricati in casa, mentre il vero nemico — che non sono loro, ma l’analfabetismo politico e l’assenza cronica di prospettive sociali — si aggira indisturbato per le strade deserte. Infatti qui non si tratta di tutela della sicurezza che è una roba seria, ma di una pulsione infantile al controllo, il goffo tentativo di chi non sa governare se non reprimendo, di chi non ha cultura se non quella del cancello chiuso, e non ha visione se non quella di un paese vuoto dove i bambini devono stare zitti, fermi e possibilmente invisibili.

Perché il messaggio è sempre il solito: bisogna stare a casa per rimanere una nullità, non disturbare i pensionabili del manganello. Fa semplicemente e malinconicamente morire dal ridere che, in uno dei territori con più criminali al mondo, dove la ‘ndrangheta prospera tra silenzi, complicità e vuoti istituzionali, si scomodi la prefettura per punire dei bambini — che, per legge, non possono nemmeno essere imputabili penalmente. È come se, nella stiva di un Titanic che affonda, qualcuno vietasse di giocare a nascondino perché «può causare disordine». Solo che qui il Titanic non ha mai visto un iceberg: è affondato da solo, per noia, per ignoranza, per mancanza cronica di idee. E mentre i bambini vengono chiusi in casa a Praia, schedati come potenziali terroristi da altalena, l’intero apparato istituzionale applaude compiaciuto, convinto di aver sventato la minaccia imminente di un gavettone. Questo sì che è ordine: un ordine grottesco, idiocratico, da repubblica delle banane marce — e pure senza le banane.