lunedì,Dicembre 2 2024

Tentata estorsione mafiosa, Giannone e Chianello: «Nessuna minaccia, l’imprenditore non vuole saldare il suo debito»

Nella giornata di oggi si sono svolti gli interrogatori di garanzia a carico di Attilio Chianello e Salvatore Giannone, arrestati nei giorni scorsi con l’accusa di aver tentato di estorcere denaro a un imprenditore di Cosenza con modalità mafiose. Accuse che avevano portato la Dda di Catanzaro a richiedere la custodia in carcere per entrambi. 

Tentata estorsione mafiosa, Giannone e Chianello: «Nessuna minaccia, l’imprenditore non vuole saldare il suo debito»

Nella giornata di oggi si sono svolti gli interrogatori di garanzia a carico di Attilio Chianello e Salvatore Giannone, arrestati nei giorni scorsi con l’accusa di aver tentato di estorcere denaro a un imprenditore di Cosenza con modalità mafiose. Accuse che avevano portato la Dda di Catanzaro a richiedere la custodia in carcere per entrambi. 

I due indagati, secondo quanto filtra, hanno risposto alle domande del gip del tribunale di Paola che per competenza trasmetterà tutti gli atti al gip Distrettuale di Catanzaro. Giannone e Chianello, difesi rispettivamente dagli avvocati Antonio Ingrosso e Maurizio Nucci, hanno affermato di non avere minacciato nessuno, ribadendo che la persona offesa ha fatto di tutto e sta facendo di tutto per non saldare il suo debito, riferito a dei lavori eseguiti da Chianello nella sua abitazione e chiaramente emersi nelle intercettazioni condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Cosenza. Il legame tra i due indagati sta nel fatto che Giannone è il suocero del fratello di Chianello. Quindi una richiesta motivata da vincoli familiari e non da interessi di natura mafiosa che secondo gli accusati in questa vicenda non hanno nulla a che fare.

A ciò si può aggiungere, secondo quanto riferito dallo stesso Giannone, che quest’ultimo vive da 25 anni a Fuscaldo, ha un’attività commerciale ed è padre di 7 figli. Non avrebbe rapporti con la sua famiglia di origine che in più inchieste è stata coinvolta in attività illecite riconducibili al clan Perna e quando ha incontrato la vittima sapeva di essere ripreso e osservato dalle forze dell’ordine. Ha ammesso di avere avuto espressioni poco felici nei riguardi dell’uomo e alla fine ha detto di aver consigliato a Chianello di proseguire nell’azione legale che aveva già intrapreso con un decreto ingiuntivo. Stessa ricostruzione fatta da Chianello al momento delle domande poste dal gip di Paola.

I difensori dei due indagati al termine dell’interrogatorio di garanzia hanno chiesto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari. (a. a.)

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