Il poliziotto, “Job Center” e il pentito Marco Paura: quello che c’è da sapere
Il 31 dicembre 2019 il gip distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari al poliziotto Dario Brancaleone, in servizio presso la Questura di Cosenza. Secondo la Dda di Catanzaro, l’indagato avrebbe violato il segreto d’ufficio, favorendo la famiglia Abbruzzese, legata al clan degli “zingari”. Le accuse a Brancaleone arrivano
Il 31 dicembre 2019 il gip distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari al poliziotto Dario Brancaleone, in servizio presso la Questura di Cosenza. Secondo la Dda di Catanzaro, l’indagato avrebbe violato il segreto d’ufficio, favorendo la famiglia Abbruzzese, legata al clan degli “zingari”. Le accuse a Brancaleone arrivano da una coppia di imprenditori, vicini ai collaboratori di giustizia Celestino Abbruzzese, meglio conosciuto “Claudio” o “Micetto” e Anna Palmieri. Inizialmente, la Dda di Catanzaro nel giorno del blitz “Testa di serpente” non aveva fermato il poliziotto.
“Job Center”, il pentimento di Marco Paura
Nelle carte dell’inchiesta sono contenuti i passaggi e le dichiarazioni rese ai magistrati antimafia dai soggetti coinvolti indirettamente nel capo d’imputazione di Dario Brancaleone. Per capire meglio questo caso giudiziario, tuttavia, è necessario fare un passo indietro e ritornare al 2015, anno in cui proprio la Squadra Mobile di Cosenza arresta uomini e donne nel centro storico di Cosenza, nell’ambito dell’operazione “Job Center”. Indagine dettagliata e condotta scrupolosamente dagli agenti di polizia, all’epoca coordinati dal vice questore Giuseppe Zanfini. Vendite al dettaglio di droga monitorate dagli investigatori che quattro anni fa avevano acceso i riflettori proprio su Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri.
E’ l’alba del 22 settembre 2015 quando l’indagine “Job Center” viene alla luce, coordinata dai pubblici ministeri Domenico Assumma e Salvatore Di Maio, oggi rispettivamente sostituto procuratore della Dda di Catanzaro e sostituto procuratore generale di Catanzaro. In manette finiscono tanti pusher di Cosenza Vecchia, nonché Celestino Abbruzzese, Anna Palmieri e Marco Paura, ritenuti i vertici dell’associazione per delinquere dedita al narcotraffico. Qualche ora dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, proprio Marco Paura decide di collaboratore di giustizia. Non sono passate neanche 24 ore dall’arresto e il ragazzo cosentino inizia a riempire i verbali della Dda di Catanzaro. Due o tre giorni dopo il blitz, Anna Palmieri esce dal carcere e viene mandata ai domiciliari.
Il 26 settembre 2015 i giornali locali pubblicato la notizia del pentimento di Marco Paura che in quel momento stava raccontando le dinamiche criminali del gruppo di appartenenza che aveva monopolizzato lo spaccio di droga nel cuore del centro storico di Cosenza. Impianto accusatorio che, tuttavia, reggerà quasi totalmente fino al giudizio della Corte di Cassazione. Nell’indagine “Job Center”, inoltre, emerge lo scontro tra Amos Zicaro e Marco Paura. Il “compare” di Celestino Abbruzzese non vede di buon occhio l’ascesa criminale di Zicaro e fa una “soffiata” alle forze dell’ordine che, effettivamente, trovano alcune dosi di droga nella disponibilità di Zicaro.
Anna Palmieri dai domiciliari al carcere
Tra fine settembre e inizio ottobre del 2015, Anna Palmieri viola le prescrizioni del gip Distrettuale di Catanzaro e torna nuovamente in cella. La moglie di Celestino Abbruzzese, in parole povere, aveva minacciato su Facebook il neo pentito Marco Paura. «La Squadra Mobile cosentina – si leggeva nel comunicato dell’epoca – ha accertato che, immediatamente dopo aver fruito del regine degli arresti domiciliari, la Palmieri, ha violato le prescrizioni del giudice Giuseppe Perri, comunicando all’esterno tramite il suo profilo di Facebook, nonostante il divieto impostole».
«Le modalità arroganti ed eclatanti con cui ha violato le prescrizioni hanno confermato – aggiungeva la questura di Cosenza – la caratura criminale della donna nonché il “carisma” e la sua influenza nell’ambito dell’organizzazione criminale. I suoi messaggi rappresentavano una minaccia pubblica nei confronti di tutti coloro i quali avrebbero violato e tradito il vincolo associativo».
Da “Job Center a “Testa di Serpente”
Dario Brancaleone è accusato di aver rivelato «ad Abbruzzese Celestino e Palmieri Anna, informazioni coperte da segreto investigativo in quanto oggetto di indagini da parte dell’Autorità Giudiziaria, in particolare della DDA di Catanzaro, segnatamente il fatto che un componente del gruppo, Marco Paura, aveva intrapreso la via della collaborazione con la giustizia rendendo delle dichiarazioni a loro carico». Come abbiamo visto in precedenza, la collaborazione di Marco Paura inizia immediatamente dopo gli arresti del blitz “Job Center”.
A tal proposito, le dichiarazioni accusatorie di uno dei due imprenditori, vittime di una presunta estorsione contestata alla famiglia Abbruzzese, riferiscono invece che «Dario Brancaleone ha conosciuto per il mio tramite Celestino Abbruzzese e sua moglie Anna Palmieri. In proposito ricordo che un giorno di qualche mese dopo che le forze di polizia avevano eseguito l’operazione di polizia in cui erano stati arrestati per la seconda volta i coniugi Abbruzzese-Palmieri, probabilmente maggio/giugno 2015. Mentre mi trovavo in macchina col Brancaleone, questi mi ha riferito di aver appreso in Questura che vi era un informatore che accusava per fatti di reati Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri, per cui mi ha invitato a riferire questa circostanza agli interessati, ripetendomelo davanti agli stessi poco dopo».
L’ordinanza “Job Center”, come detto, risale a settembre del 2015 mentre dalle carte dell’inchiesta contro Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri non è mai emerso in tutti e tre i gradi di giudizio che Marco Paura fosse un “confidente” della polizia o dei carabinieri.
L’incontro allo svincolo autostradale di Cosenza Nord
La vittima, inoltre, aggiunge che «uscendo allo svincolo autostradale di Cosenza Nord, abbiamo incontrato i coniugi Abbruzzese e ci siamo fermati a conversare con loro, cosicché, mentre Brancaleone parlava con Celestino, io mi sono avvicinata ad Anna Palmieri e gli ho sussurrato all’orecchio quello che poco prima mi aveva riferito il poliziotto, cioè che c’era Marco Paura che aveva reso delle dichiarazioni accusatorie su di lei e sul marito».
Come ricostruito in precedenza, invece, la collaborazione con la giustizia di Paura sarà nota già tre giorni dopo gli arresti. Giorni in cui Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri erano in carcere. E qualora questa “fuga di notizie” fosse avvenuta diversi mesi dopo dal 22 settembre 2015, gli indagati erano già a conoscenza del pentimento di Paura (come dimostra lo sfogo su Facebook di Anna Palmieri), in quanto la Dda di Catanzaro iniziava a depositare i primi verbali dinanzi al Riesame di Catanzaro, avverso i ricorsi presentati dagli avvocati difensori degli indagati.
Indagati a conoscenza del blitz prima di Natale
Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip antimafia Pietro Carè ritorna d’attualità la conversazione tra Adamo Attento e una delle vittime di estorsione, secondo cui un componente della famiglia Abbruzzese sarebbe venuto a conoscenza del fatto che da lì a qualche giorno la Dda di Catanzaro avrebbe arrestato 20 persone. La “soffiata” agli Abbruzzese sarebbe arrivata da un componente delle forze dell’ordine. Non è dato sapere, però, se fosse della polizia, dei carabinieri o della guardia di finanza.
Le valutazioni del gip distrettuale di Catanzaro, circa la figura di Dario Brancaleone, portano a ritenere il poliziotto coinvolto nel presunto caso di violazione del segreto istruttorio, in quanto avrebbe agevolato la cosca degli “zingari” di Cosenza. Accuse, comunque, da provare nei prossimi step processuali.