Terremoto a Rende: cronaca di secondi di paura
Sono passate le 17 da pochi secondi quando la terra ha iniziato a tremare. Forte, forte, forte. Con la sensazione che le mura potessero cadere, che il pavimento potesse cedere. E tu fermo, immobile, a osservare il mondo come se avessi un capogiro. No, era il terremoto, e non c’è altro da fare che avere la
Sono passate le 17 da pochi secondi quando la terra ha iniziato a tremare. Forte, forte, forte. Con la sensazione che le mura potessero cadere, che il pavimento potesse cedere. E tu fermo, immobile, a osservare il mondo come se avessi un capogiro. No, era il terremoto, e non c’è altro da fare che avere la lucidità di sperare in un attimo che tutto finisca presto. Pochi secondi, la terra smette di tremare. Per casa c’è qualche oggetto sparso. Una cornice buttata giù, un bicchiere sul pavimento.
Si aprono le porte, la gente scende le scale e si riversa in strada, ancora in preda alla paura. C‘è chi gestisce meglio le emozioni, chi meno. Un rapido controllo, è tutto ok. Inizia il tam tam delle telefonate a familiari e amici, anche quelli che non abitano nell’hinterland rendese. Perché la scossa si è sentita anche a decine di chilometri di lontananza.
Arrivano anche i primi video. Merce dei supermercati sparsa per terra, bottiglie rotte. Anche questo testimonia come la scossa sia stata davvero violenta. E intanto inizia a calare il sole, la temperatura si abbassa e non è semplice rimanere in strada. Si risale a casa, dopo una chiacchierata di conforto, affidandosi alla speranza che il peggio sia passato.