giovedì,Marzo 28 2024

Coronavirus, le novità per i calabresi dopo il decreto

Anche in Calabria sono adesso in vigore fino al 3 aprile le misure per il contenimento del coronavirus che il Governo aveva già decretato per le province più colpite dal contagio. Su tutto il territorio nazionale è vietato ogni assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Ci saranno rigide limitazioni per gli

Coronavirus, le novità per i calabresi dopo il decreto

Anche in Calabria sono adesso in vigore fino al 3 aprile le misure per il contenimento del coronavirus che il Governo aveva già decretato per le province più colpite dal contagio. Su tutto il territorio nazionale è vietato ogni assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Ci saranno rigide limitazioni per gli spostamenti da un comune all’altro. Potete leggere qui i dettagli e scaricare da questa pagina del sito del Viminale o cliccando qui i moduli da utilizzare nei prossimi giorni in caso di necessità.

Alle persone con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5° C si raccomanda di non uscire e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante. La raccomandazione vale anche per gli anziani e tutti coloro che sono immunodepressi o affetti da patologie croniche. Per loro è meglio evitare, se non nei casi di stretta necessità, ogni uscita o luogo affollato. Divieto assoluto di lasciare casa per chi è già in quarantena o chi dovesse risultare positivo al coronavirus. Il Governo invita i datori di lavoro pubblici e privati a promuovere tra i dipendenti dei periodi di congedo o ferie. Ma stabilisce anche che sono sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché di quello necessario a gestire le attività richieste dalle unità di crisi regionali.

Porte chiuse un po’ ovunque e limitazioni precise per i commercianti e i ristoratori

Fuori, comunque, non ci sarebbe molto da fare. Fino al 3 aprile, infatti, nei luoghi pubblici lo Stato vieta tutte le manifestazioni organizzate, siano esse di carattere sportivo, religioso, fieristico, culturale o ludico. Nel decreto gli esempi delle attività sospese a causa del coronavirus sono numerosi: cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, bingo, discoteche, grandi eventi, convegni. Porte sigillate, inoltre, per musei, biblioteche e altre istituzioni culturali.

Regole ferree anche per i luoghi di culto: bisognerà prima assicurarsi che le persone possano mantenere almeno un metro di distanza tra di loro prima di poterli aprire. Stop temporaneo, in ogni caso, per tutte le cerimonie civili e religiose, funerali compresi. In queste settimane non apriranno nemmeno palestre, centri sportivi, piscine, centri benessere, termali (tranne quelli che erogano prestazioni legate ai Lea), culturali, sociali o ricreativi. Si potrà ancora fare sport all’aperto, ma a condizione di poter rispettare la distanza interpersonale di un metro. Sono chiusi, però, gli impianti sciistici.

L’emergenza coronavirus non risparmia il commercio, anzi. Resteranno aperte farmacie, parafarmacie e negozi di generi alimentari. Saracinesche alzate anche per bar e attività di ristorazione, ma solo dalle 6 del mattino alle 18. E soltanto se il gestore – come nei casi citati due righe più su – può garantire lo spazio sufficiente a ridurre il rischio di contagio tra i presenti nel locale. Nessun divieto per le attività commerciali, ma alle solite condizioni: l’accesso deve essere regolato in modo da evitare assembramenti o che le persone stiano a meno di un metro l’una dall’altra. In caso di violazioni, la sanzione prevista è la sospensione dell’attività. Dovranno restare, quindi, chiusi i negozi troppo piccoli per garantire la distanza di sicurezza. Niente acquisti, invece, in quelli dei centri commerciali o nei mercati, così come nelle medie e grandi strutture di vendita, durante i giorni festivi o prefestivi.

Lezioni, concorsi, riunioni: cosa cambia con le nuove norme anti coronavirus

Per le misure anti coronavirus, slitteranno gite scolastiche e visite guidate perché rimarranno chiuse scuole e università e sospesi i servizi educativi per l’infanzia (nidi, asili, etc.). Quando le aule riapriranno, ogni assenza dovuta a malattia infettiva di durata superiore ai 5 giorni comporterà la presentazione di un certificato medico. Quelle di queste settimane, invece, non saranno considerate per le valutazioni finali o l’ammissione agli esami. Tutte le attività formative – anche quelle dei corsi professionali o di formazione gestiti da privati – si potranno però tenere via internet. Chi di competenza, al momento di organizzarle, dovrà avere particolare attenzione verso le esigenze degli studenti con disabilità.

Le lezioni a distanza, però, non potranno riguardare il mondo della Sanità. Il provvedimento esclude corsi per i medici in formazione specialistica o in formazione specifica in medicina generale e attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie. Il decreto ha come obiettivo il distanziamento sociale ed esclude per il mondo dell’istruzione qualsiasi altra forma d’aggregazione alternativa. Sono sospese le riunioni dei vari organi collegiali in presenza. Gli enti gestori degli istituti dovranno assicurare la pulizia degli ambienti. Provvederanno, inoltre, agli adempimenti amministrativi e contabili che riguardano i servizi educativi per l’infanzia che non fanno parte di circoli didattici o istituti comprensivi.

Anche per le procedure concorsuali, pubbliche e private, è previsto lo stop, a meno che la selezione non preveda una valutazione dei candidati per via telematica o limitata al solo curriculum. In pausa pure gli esami per le patenti. Il decreto esclude i concorsi per il personale sanitario – compresi gli esami di Stato e di abilitazione da medico chirurgo – e quelli per il personale della Protezione civile. Si dovranno svolgere preferibilmente a distanza, altrimenti sarà necessario mantenere il consueto metro di separazione tra le persone.

In tutti i casi possibili le riunioni dovranno tenersi in modalità di collegamento da remoto, ordine ancor più perentorio per strutture sanitarie e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza COVID-19. Qualora non ci si riesca, bisognerà comunque rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro stabilita dal Governo.

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