Piazza Bilotti, inchiesta bis: indagati Occhiuto, Barbieri e altri 11: i nomi
Nuova inchiesta della Dda di Catanzaro su piazza Bilotti. L’opera più contestata della gestione Mario Occhiuto è al centro di un approfondimento investigativo della Guardia di Finanza di Cosenza e della procura antimafia di Nicola Gratteri. Il caso finisce a Catanzaro anche per l’aggravante mafiosa ascritta a Giorgio Ottavio Barbieri, uno degli indagati dell’inchiesta bis.
Nuova inchiesta della Dda di Catanzaro su piazza Bilotti. L’opera più contestata della gestione Mario Occhiuto è al centro di un approfondimento investigativo della Guardia di Finanza di Cosenza e della procura antimafia di Nicola Gratteri. Il caso finisce a Catanzaro anche per l’aggravante mafiosa ascritta a Giorgio Ottavio Barbieri, uno degli indagati dell’inchiesta bis. Già nel 2015, infatti, la procura di Cosenza aveva aperto un fascicolo d’indagine, arrivando a un decreto di archiviazione. A distanza di anni, quindi, si apre un nuovo capitolo giudiziario.
Nel registro degli indagati finiscono il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, il costruttore Giorgio Ottavio Barbieri (assolto dall’accusa di associazione mafiosa nel processo “Frontiera”), l’allora dirigente comunale Francesco Converso, Francesco Tucci, Gianluca Guarnaccia, Pasquale Torchia, Raffaella Angotti, Francesco Stellato, Carlo Vernetti, Paola Tucci, Raffaele Antonio Ferraro, Carlo Pecoraro e Antonino Alvaro.
Perché Barbieri è ancora accusato di mafia dalla Dda di Catanzaro
Nel primo caso d’imputazione, quello relativo alle ipotesi di reato falso ideologico e falso materiale, sono indagati Francesco Tucci, quale direttore dei lavori di piazza Bilotti, tra cui il parcheggio multipiano interrato, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, il costruttore Giorgio Ottavio Barbieri, ex titolare della ditta (dichiarata fallita dal tribunale di Paola) Barbieri Costruzioni Srl, e l’ingegnere della Barbieri Costruzioni Srl, Gianluca Guarnaccia.
Secondo la Dda di Catanzaro, che assume la competenza territoriale per l’aggravante mafiosa contestata a Barbieri e per le firme avvenute a Catanzaro il 18 agosto del 2015, ci sarebbe stata la consapevolezza da parte di tutti dello stato di grave ritardo nei lavori e dell’impossibilità di concluderli entro il 30 novembre del 2015 e, nell’ambito di una richiesta di finanziamento di progetti complementari, avrebbero omesso intenzionalmente di indicare la percentuale di avanzamento dei lavori pari al 45% – nello specifico la realizzazione delle opere esterne al 90% e delle opere interne al 30% – attestando «falsamente che i lavori a carico pubblico da contabilizzare sarebbero stati rendicontati entro il 30 novembre come da cronoprogramma, che allegavano.
Falso – secondo la Dda di Catanzaro – finalizzato ad incamerare dalla Regione Calabria il finanziamento delle opere complementari, da utilizzare in realtà per la prosecuzione dei lavori relativi all’opera principale». Barbieri, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbe agevolato le presunte attività illecite della cosca Muto, alla quale sarebbero confluiti almeno in parte i proventi della presunta azione illecita sopra indicata. Accuse di mafia, e di vicinanza al clan di Cetraro, che il tribunale collegiale di Paola aveva giudicato infondate, assolvendo il costruttore romano, ma cosentino d’adozione, e il vecchio boss Franco Muto. (LEGGI QUI L’APPROFONDIMENTO)
La presunta turbativa d’asta
Nel secondo capo d’accusa, inoltre, si parla della presunta turbativa d’asta per la quale sono indagati Francesco Tucci, Carlo Pecoraro, all’epoca dirigente del settore 7 Infrastrutture Mobilità del Comune di Cosenza e Mario Occhiuto. Nel caso di specie, la Dda di Catanzaro contesta i lavori di pavimentazione di corso Mazzini, ovvero il procedimento di affidamento dell’incarico professionale di progettazione esecutiva, direzione dei lavori e sicurezza, per un importo di 39mila euro «come voluto da Occhiuto», affidando direttamente l’incarico a Francesco Tucci. Secondo i magistrati avrebbe eluso la legge (artt. 125 D.lgs 163/2006). Le pari in questo caso si sarebbero accordati sotto la soglia dei 39mila euro.
L’inaugurazione di piazza Bilotti
Il terzo capo d’accusa riguarda, invece, l’inaugurazione di piazza Bilotti, avvenuta il 17 dicembre del 2016, giorno in cui gli indagati (Francesco Tucci e sua figlia Paola, Mario Occhiuto, il Rup del comune di Cosenza, Francesco Converso e Antonino Alvaro, in qualità di collaudatore) avrebbero dichiarato l’avvenuto deposito presso il comune di Cosenza in data 16 dicembre 2016 della relazione a struttura ultimata comprensiva dell’esecuzione con esito positivo della prova di serraggio dei bulloni.
Dichiarazione falsa, secondo la procura di Catanzaro, in quanto «l’opera non era stata strutturalmente completata, mancando una scala, e la prova di serraggio dei bulloni a quella data non era stata eseguita (verrà effettuata solo tra il 27-28 dicembre 2016) e il relativo allegato non era stato formato e depositato». Fatti commessi a Cosenza il 16 dicembre 2016. Serraggio dei bulloni contestato in un altro capitolo imputativo a Francesco Tucci, secondo cui il controllo magnetoscopico delle saldature a quella data non era stata eseguito, ma sarà fatto dalla GEO.CAL il 22 dicembre 2016.
Le finalità, secondo la Dda di Catanzaro, di queste pressioni di Occhiuto agli altri indagati sono da ricercare nel fatto che il 31 dicembre la città di Cosenza ospitò il cantante spagnolo Alvaro Soler, primo concerto di Capodanno svolto in piazza Bilotti, a pochi giorni dal collaudo dichiarato dal Comune di Cosenza.
Nel mirino finiscono anche le travi
Un altro problema strutturale, a dire della procura di Catanzaro, sono le travi sovrastanti l’area museale. Anche qui si parla di una dichiarazione falsa, retrodatata al 14 gennaio 2016, relativa al livello di accettabilità per l’esame visivo o per l’esame con particelle magnetiche da eseguire su tre travi alveolari sovrastanti il Museo Multimediale di piazza Bilotti. Secondo l’accusa, il certificato di collaudo sarebbe falso, perché «i lavori di ripristino delle saldature delle travi non erano stati completati e pertanto non vi erano le condizioni per il collaudo dell’opera».
Indagato anche un ispettore del lavoro di Cosenza
L’ultimo capo d’accusa, infine, si riferisce all’ispettore del lavoro di Cosenza, Raffaele Antonio Ferraro che avrebbe rivelato a Pasquale Torchia, consulente del lavoro del gruppo Barbieri, di un imminente controllo sul cantiere relativo ai lavori su piazza Bilotti a Cosenza, mettendo nelle condizioni l’impresa Barbieri di eliminare eventuali irregolarità.