Le trame del “sistema delle correnti” e gli incarichi al tribunale di Cosenza
Nel 2017, Luca Palamara riceve pressioni da varie correnti per frenare la nomina del presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza.
Non solo il tribunale di Castrovillari è al centro del dibattito su WhatsApp tra Luca Palamara e i suoi amici-colleghi, ma nei discorsi intercettati dalla procura di Perugia finisce anche il tribunale di Cosenza. Per diversi aspetti. Innanzitutto, il “sistema delle toghe” è il motore delle nomine dei magistrati, dalle Valle d’Aosta alla Sicilia. La Calabria, quindi, non è esclusa da questo giro che somiglia, purtroppo, al mondo della politica che decide di mandare avanti, spesso e volentieri, quelli meno bravi. O meglio, anche i magistrati individuano, tranne quando non possono farne proprio a meno, persone meno preparate di altre, ma appartenenti alle famose correnti. (IL CASO LUCANO)
Nel periodo di Luca Palamara, Unicost era quella più in voga, soprattutto in Calabria. Quasi tutti facevano riferimento all’Unità per la Costituzione, dimostrando di essere interessati ai pareri dell’ex pm di “Calciopoli“. Luca Palamara, com’egli stesso ha confermato da Massimo Giletti, sapeva mediare tra le correnti, accontentando un po’ tutti, come ai tempi del “Manuale Cencelli“, espressione usata per la divisione del potere politico, negli anni in cui comandava la Democrazia Cristiana e utilizzato poi da altri partiti.
Il gioco delle correnti e le decisioni del Plenum
Palamara ha confessato in televisione che il “sistema delle correnti” ha portato alla nomina di importanti magistrati in tutta Italia: da Francesco Greco a Nicola Gratteri, passando per Giovanni Melillo. Giudici di alto profilo che l’hanno spuntata su altri colleghi, in alcuni casi più titolati di loro.
Nel caso di Cosenza, parliamo di incarichi semidirettivi. Situazione che porta Luca Palamara a ricevere diverse pressioni affinché passi una linea diversa da quella in predicato di ottenere il massimo dei voti. Prima di arrivare al nome scelto dal Plenum del Csm il 20 dicembre 2017, è necessario riannodare i fili e vedere come i colleghi di Palamara cercavano di temporeggiare per la nomina di presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza, posto lasciato vacante dal giudice pugliese, Enrico Di Dedda, passato al tribunale di Campobasso.
Le pressioni su Luca Palamara
Il primo riferimento all’affaire Cosenza appare sul Corriere della Sera del 26 maggio scorso, quando il giornalista Giovanni Bianconi tratteggia il profilo di Luca Palamara, con il quale aveva un rapporto professionale, come dimostrano le chat registrate dalla procura di Perugia. In uno degli ultimi passaggi dell’articolo, si legge che «l’attuale procuratore di Terni Alberto Liguori, magistrato calabrese, insiste perché venga ribaltato un voto espresso in commissione per la presidenza di una sezione del tribunale di Cosenza: «”Parti subito con qualcuno di Area, poi con i laici di sinistra e i membri di diritto… Fatti valere”». Palamara risponde: «”Fino in fondo… E sarà l’antipasto”». «”Così mi piaci, salutami Renzi“». Ancora Palamara: «”A Ciccio, li sfondo, lo sai”».
Ribaltare la nomina di quel giudice…
Ma Alberto Liguori non è l’unico che gli parla del tribunale di Cosenza. Il suo amico-collega Massimo Forciniti, punto di riferimento calabrese al Csm dell’epoca, dice a Luca Palamara: «Ricordati di non portare in plenum pres sez Cosenza, non mettiamo troppa carne al fuoco…» scrive l’11 dicembre del 2017. E Palamara risponde: «Già parlato con iacovitti». L’obiettivo era quello di frenare la nomina del giudice Salvatore Carpino ma sta di fatto che il 20 dicembre 2017 il Plenum del Csm affida l’incarico di presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza all’ex giudice della sezione gip-gup. Liguori avrebbe voluto Paola Lucente e glielo scrive, prima della decisione definitiva. «Adesso fammi vedere se ci tieni alla Calabria: ribalta pst Cosenza da Carpino a Lucente: appuntamento plenum 13 dicembre, saluti Alberto».
Due mesi dopo la nomina di Carpino, Forciniti svela a Palamara che «vedi che le colleghe Lucente (Paola, ndr) e Benigno (Letizia, ndr) hanno fatto istanza accesso atti delibera nomina pres sez Cosenza. Muoviti a rispondere …». Palamara chiude rapidamente la discussione: «Okay… oggi provvedo». La storia odierna parla di Carpino, saldamente presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza.
Tridico e la procura di Lagonegro
Un anno prima dello scandalo di Perugia, Palamara è ancora attivo nel Csm e cerca di mediare tra le varie correnti per individuare i profili giusti per la procura di Lagonegro. Il pm calabro-romano, che attende la decisione della commissione disciplinare, intende proporre – su segnalazione di Forciniti – l’attuale sostituto procuratore di Cosenza, Antonio Bruno Tridico, che ha maturato una vasta esperienza in tutti i settori. Ne parlano già nel maggio del 2018, ma il voto (non favorevole a Tridico) si concretizza nel mese di luglio dello stesso anno, quando il Plenum decide per Gianfranco Donadio (che in commissione aveva ottenuto 4 voti a favore e 2 contro).