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I giudici di Catanzaro accusano Giuseppe Valea (che presto andrà in pensione)

I giudici di Catanzaro, sentiti dalla procura di Salerno, hanno parlato di Giuseppe Valea. Ecco i dettagli dell’inchiesta.

I giudici di Catanzaro accusano Giuseppe Valea (che presto andrà in pensione)

La procura di Salerno aveva chiesto il divieto di dimora in Calabria e in Lombardia, per il giudice Giuseppe Valea, accusato di falso ideologico, nelle funzioni di presidente del tribunale del Riesame di Catanzaro. Oggi il magistrato è in servizio presso il tribunale di Milano e il gip del tribunale di Salerno, Maria Zambrano, ha disposto la misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficiale di magistrato ordinario per la durata di 12 mesi. Insomma, che ci fosse qualcosa nell’aria, dal punto di vista giudiziario, lo si sapeva da mesi. Nei giorni scorsi il Consiglio Superiore della Magistratura aveva accolto la sua domanda di trasferimento “in prevenzione” nel tribunale meneghino. 

Le valutazioni del gip di Salerno

Il gip Zambrano ritiene sussistente la gravità indiziaria per sei dei sette capi d’accusa contestati dall’ufficio di procura, coordinato dal procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli. «Le relazioni dei componenti dei collegi presieduti dall’indagato, le sommarie informazioni rese da questi ultimi» di cui ci occuperemo tra poco «il riscontro offerto dall’acquisizione dei provvedimenti indicati, offrono una solida piattaforma indiziaria».

Dalle indagini è emerso che «l’indagato depositava i provvedimenti resi a scioglimento della riserva assunta all’esito dell’udienza di trattazione senza consultare i giudici a latere. Pertanto, i provvedimenti recavano falsamente, in premessa, l’indicazione della formazione collegiale del tribunale che li aveva emessi, in quanto si trattava, in realtà, di decisioni assunte “in solitudine” dal solo Valea». Tuttavia, gli accertamenti investigativi non spiegano per quale motivo l’ex presidente del tribunale del Riesame di Catanzaro avesse deciso di comportarsi così. 

Se oggi Valea si trova sott’inchiesta è per le accuse rivoltegli dai suoi (ex) colleghi, visto che dal 1 gennaio 2022 andrà praticamente in pensione. Infatti, il gip di Salerno, riferendosi alle dichiarazioni rese dai giudici, ha valutato positivamente la credibilità di esse perché non si evince «nessun intento calunniatorio». Valea, dal canto suo, si sarebbe sottratto al confronto, limitandosi a giustificarsi, asserendo «di non essersi ricordato che la camera di consiglio si sarebbe dovuta completare con la discussione degli indicati fascicoli».

Ma per il gip di Salerno, l’ex presidente del tribunale del Riesame di Catanzaro, avrebbe sostanzialmente tradito la funzione pubblica, «esercitata secondo un’impostazione personalistica ed accentrata ed in violazione delle disposizioni normative che prevedono la collegialità quale momento di discussione e confronto proprio in ragione della particolare delicatezza di talune decisioni, nel caso di specie emesse in sede di impugnazione di provvedimenti cautelari o in tema di misure di prevenzione».

Le accuse contro Valea

Sono sette i capi d’accusa contro il giudice di Cropani. 

  • procedimento a carico di Enzo Messina: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Ermanna Grossi e Simona Manna durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Pasquale Malena: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Alfredo Ferraro e Simona Manna durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Antonio Saraco + altri: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Gaia Sorrentino e Alfredo Ferraro durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Michele Iannelli: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Michele Cappai e Sara Mazzotta durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Maurizio Tommaselli: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Michele Cappai e Sara Mazzotta durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Alessio Carmine Tundis: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Michele Cappai e Sara Mazzotta durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta)
  • procedimento a carico di Antonio Saraco + altri: Valea avrebbe attestato falsamente la partecipazione dei giudici Michele Cappai e Gaia Sorrentino durante la Camera di Consiglio (per la procura mai svolta). 

I fatti contestati risalgono nel periodo compreso tra il 16 marzo 2020 e il 29 maggio 2021.

Le dichiarazioni del giudice Gaia Sorrentino

Il magistrato Gaia Sorrentino è stata sentita dalla procura di Salerno, nell’ambito dell’appello presentato da Saraco + altri. Le parole del giudice sono del 27 gennaio 2021. «Preciso che non sono in grado di riferire se tutti i procedimenti fissati alla data del 23.10.2018 siano stati effettivamente trattati in quella data. Spontaneamente intendo riferire che di prassi, visto l’elevato numero di procedimenti, venivano trattate prima le istanze di Riesame e poi quelle di Appello e talora queste ultime potevano essere rinviata ad altra camera di consiglio deliberativa». E ancora: «E’ accaduto che le procedure delle quali il Presidente Valea era relatore non le trattava sempre tutte nella camera di consiglio “deliberativa” dello stesso giorno in cui vi era stata anche la camera di consiglio con le parti, in ogni caso le stesse rimanevano incamerate dal predetto relatore senza che venisse indicata la camera di consiglio di rinvio. In tali casi è accaduto che poi il dott. Vale le sottoponesse comunque alla valutazione del collegio. Non sono in grado di dire se vi sono state procedure per le quali il dott. Valea ha depositato il provvedimento senza averlo discusso in camera di consiglio, né potevo averne il controllo in quanto non avevo un registro di tutte le procedure “ritenute in decisione” per ogni singola udienza, quindi, non potevo fare un riscontro ex post di quelle effettivamente discusse in camera di consiglio ‘deliberativa’».

Sul caso Saraco, invece, ha dichiarato che «nella nota riservata del 19.1.2021 il ricorrente aveva ottenuto il dissequestro di alcuni beni, quindi vi era un appello della Procura Generale avverso un provvedimento di dissequestro favorevole a Saraco Francesco, e vi era due appelli degli interessati avverso due distinte ordinanza del tribunale di Catanzaro per le parti nelle quali rigettavano i dissequestri. Non sono in grado di ricostruire l’intera storia della procedura in quanto complessa e caratterizzata anche dalla riunione di più fascicoli».

E infine, il giudice Gaia Sorrentino ha tenuto a precisare che «io ero lì in servizio da poco ed ero di prima nomina, il lavoro era tanto e mi fidavo ed affidavo al Presidente Valea. Non sono in grado di riferire se il dott. Valea abbia redatto e depositato provvedimenti in procedimenti di cui era assegnatario e relatore senza prima informare noi altri membri del collegio circa la decisione assunta. Non posso affermarlo ma nemmeno escluderlo. Solo con l’esperienza ho imparato ad avere sotto controllo le procedure più rilevanti».

L’attuale gip Alfredo Ferraro

Un altro magistrato ascoltato quale persona informata sui fatti è l’attuale gip-gup del tribunale di Catanzaro, Alfredo Ferraro. «In genere il Presidente dott. Valea, quando depositava un provvedimento, ci avvisava prima di aver assunto una determinazione, ce la sottoponeva, e se vi era accordo procedeva a detto deposito. Nel caso segnalato con la nota riservata indicata prima, era passato molto tempo fra la camera di consiglio e la data del deposito, quindi io non ricordavo detta procedura».

«Di tale deposito mi sono accorto in quanto è accaduto che controllo ogni tanto su “google” le notizie che mi riguardano e digito nel motore di ricerca il mio nome. Quindi, ho avuto modo di rilevare la presenza della notizia che riportava della avvenuta pubblicazione del provvedimento del Tribunale del Riesame a firma del Presidente dott. Valea quale estensore e secondo detto articolo il collegio era composto anche da me e dalla collega Sorrentino. Poiché in Tribunale vi è una “cartella condivisa”dei sistemi informatici ove sono contenuti tutti i provvedimenti del Tribunale del Riesame ho verificato che effettivamente vi era tale provvedimento. Quindi ho chiamato la collega Sorrentino, era di sera, non volevo che si agitasse e le ho detto che le dovevo parlare il giorno dopo e quindi l’ho informata quando ci siamo visti».

E ancora: «Non sono in grado di dire né se tale camera di consiglio vi sia stata né che non vi sia stata. Nemmeno sono in grado di dire se vi siano state situazioni nelle quali il dott. Valea ha depositato un qualche provvedimento senza la preventiva camera di consiglio. Con riferimento al procedimento della nota riservata non ricordo se vi è stata la camera di consiglio, né il giorno dell’udienza né successivamente in altra data, e se vi è stata non ricordo la decisione presa. Posso dire con certezza che dalla data del mio passaggio alla sezione GIP il 16.9.2019 alla data del deposito non sono stato consultato».

Cosa ha detto il giudice Simona Manna

Davanti ai magistrati di Salerno, il giudice Simona Manna ha spiegato come si svolge una camera di consiglio “deliberativa”. «Le modalità concrete della camera di consiglio “deliberativo”sono le seguenti: il relatore, dopo aver studiato gli atti, si confrontava con gli altri membri del collegio, ai quali esponeva le risultanze della documentatone del fascicolo. Ovviamente i membri del collegio, non relatori, si affidavano a quanto dal relatore esternato poiché la mole di lavoro non consentiva a tutti di prendere piena cognizione dei fascicoli assegnati ad altro relatore. Per quanto riguarda il dott. Valea capitava spesso che, anziché tenere la camera di consiglio, nei modi sopra descritti, inviava agli altri membri del collegio una bozza di provvedimento, chiedendo la nostra opinione od eventuali osservazioni».

Manna inoltre ha dichiarato che «Il dott. Valea nei suoi provvedimenti era solito non indicare né il titolo di reato per il quale l’indagato era detenuto né altri elementi ritenuti da noi altri importanti ai fini del decidere. Tanto mi ha indotto più volte a chiedere spiegazioni perché da solo provvedimento non si rilevavano in maniera chiara gli elementi di cui innanzi ho detto».

In riferimento al processo “Stammer”, il giudice Manna ha avuto il sospetto che «la decisione del provvedimento non fu portata in camera di consiglio dal dott. Valea perché voleva scarcerare l’indagato ed avendo il dubbio che io e l’altro componente del collegio non saremmo stati d’accordo, in questo modo ci ha bypassato. Quello esposto è solo un dubbio. Tuttavia, nel merito ritengo che la scarcerazione dell’indagato da parte del dott. Valea fu una decisione azzardata e non condivisibile trattandosi di imputato gravato da gravi indizi e già condannato pesantemente in primo grado per quei fatti integranti reati gravi e che aveva dinanzi a se una prospettiva di lunga detenzione. Io assunsi la decisione di scarcerare l’indagato di cui mi occupavo per ragioni del tutto diverse, rispetto a quelle risultanti dalle motivazioni del Valea». Le posizioni cautelari riguardavano Enzo Messina e Domenico Stagno.

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