Chiesta la sorveglianza speciale per due attivisti di “Prendocasa Cosenza”
Le udienze si svolgeranno nel 2022 davanti al tribunale di Catanzaro. Il Comitato dissente: ecco la nota
La Questura di Cosenza ha chiesto l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale nei confronti di tre componenti del Comitato “Prendocasa Cosenza”. Le istanze saranno discusse nei mesi di gennaio e febbraio dinanzi al tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. I tre soggetti sono difesi dagli avvocati Giuseppe Lanzino e Maurizio Nucci.
La prescrizione è stata richiesta in quanto “sarebbe idonea a limitare” gli spostamenti “e a contenere il carattere eversivo e ribelle, consentendo alle forze dell’ordine un adeguato controllo e prevenire così ulteriori condotte illecite in danno dell’ordine e la sicurezza pubblica ed il quieto vivere della collettività”.
Il Comitato respinge le accuse
In una nota, il Comitato e le persone vicine a Simone e Jessica, due attivisti cosentini, che rischiano di veder limitata la propria libertà personale, esprimono contrarietà per il provvedimento invocato dalla Questura di Cosenza. “Se in Calabria non ci sono ospedali, se siete donne e subite violenza, se la mancanza di lavoro vi costringe a emigrare, dovete stare zitti. Altrimenti sarete trattati come mafiosi e terroristi. È questo il messaggio lanciato ieri dalla questura di Cosenza che ha ordinato le misure di sorveglianza speciale per due studenti cosentini, Jessica e Simone, presenti nelle manifestazioni per denunciare la mancanza dei vitali servizi sanitari nella nostra regione. Jessica e Simone sono due ragazzi stimati da tutti e tutte, in città e fuori, due persone che hanno scelto di dedicare le proprie esistenze ai valori della solidarietà e al rispetto della dignità umana” si legge nel comunicato.
“Dunque a pagare non sarà la classe politica responsabile di tanto sfacelo, colpevole di non aver attivato nell’ultimo anno le terapie intensive e i posti letto nella nostra regione, facendola sprofondare di nuovo in zona gialla. Per la questura di Cosenza, il vero problema è il pubblico dissenso. Alla Digos di questa città non importa che sia manifestato alla luce del sole e in forma pacifica. Bisogna spegnerlo e basta. Si prepara infatti a colpire tanti altri ragazzi con una raffica di pesanti provvedimenti che ne limiteranno la libertà, troncandone i progetti di vita, confinandoli nel recinto di solito riservato ai delinquenti incalliti. Persone che ogni giorno costruiscono una Calabria migliore, impegnate in azioni solidali concrete a sostegno delle famiglie indigenti e dei senza-tetto, saranno confinate nelle proprie abitazioni, costrette per anni a firmare ogni giorno in caserma, limitate nelle libertà fondamentali, private della vita sociale e dei propri affetti”.
“Questi provvedimenti, degni della peggior dittatura, sono una ripicca e una minaccia verso quanti nelle ultime ore hanno espresso solidarietà agli abitanti del centro storico colpiti, da condanne penali per aver osato fare una passeggiata tra i ruderi del quartiere e per aver denunciato il rischio che crollino i tanti edifici pericolanti” prosegue il Comitato. “Per questo invitiamo la cittadinanza a discutere dell’accaduto e delle iniziative future in un incontro pubblico, che si terrà presso il Teatro dell’Acquario, sabato 18 dicembre alle ore 17”.